Gela. Trentun’anni fa, i funzionari di Palazzo di Città le notificarono un provvedimento che consentiva agli operai incaricati dall’ente di avviare i lavori per la realizzazione del piazzale antistante la stazione ferroviaria di via Madonna del Rosario.
La durata dell’occupazione, però, era stata fissata in cinque anni. Il terreno non le fu mai più restituito. Adesso, i giudici del tar di Palermo hanno condannato l’amministrazione a riparare il danno subito dalla proprietaria che si è rivolta proprio ai magistrati amministrativi.
In sostanza, il terreno, nonostante le modifiche apportate dal tempo e dal completamento del piazzale, deve ritornare alla sua legittima proprietaria. Addirittura, i giudici palermitani, nella sentenza appena emessa, invitano i funzionari comunali a ripristinare lo stato dei luoghi: quindi, ad abbattere ciò che venne realizzato e a restituire l’appezzamento alla donna.
Dal marzo del 1982, dopo aver ricevuto il provvedimento d’occupazione, la donna non ha più avuto alcuna notizia: ad eccezione, dell’indennità definitiva d’espropriazione, subito rigettata perché ritenuta fin troppo bassa. I giudici del tribunale amministrativo hanno puntato il dito contro le procedure messe in atto dai funzionari di Palazzo di Città.
Senza un provvedimento d’esproprio, infatti, la donna è rimasta, comunque, titolare del terreno. Ora, deve riavere il terreno così come si presentava al momento dell’occupazione oppure l’ammontare necessario a sanare il danno patrimoniale subito.
Di certo, il terreno è entrato a far parte dell’area del piazzale della stazione ferroviaria: restituirlo nelle condizioni originarie, significherebbe eliminare ciò che è già stato realizzato.