Greco-alleati, tante distanze: azzeramento e sfiducia non sono più tabù

 
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Greco in aula consiliare

Gela. A Palazzo di città è ormai un tutti contro tutti, lealisti contro scissionisti, i civici contro i partiti, gli assessori contro i consiglieri, e nel mezzo di questa guerra tra bande che sta polverizzando la coalizione Arcobaleno c’è il sindaco che, anche se messo praticamente ad un angolo dai suoi alleati coltelli continua a non decidere.
Come un pugile sfinito dai colpi dell’avversario, Greco si è chiuso nell’angolo del ring e continua ad incassare colpo su colpo, in attesa che arrivi una campanella a salvarlo dal Ko.
Il problema è che il match è solo all’inizio e anche se il primo cittadino dovesse arrivare in piedi alla campanella di fine round, lo scontro è ben lontano dall’essere terminato.
Dovunque si giri al momento Greco sa che scontenterà qualcuno, che da alleato potrebbe potenzialmente trasformarsi in avversario.
Non sarebbe neanche una novità tra l’altro, da inizio sindacatura il sindaco ha già perso per strada il Partito Democratico che adesso affronterà la campagna elettorale per le Regionali da oppositore agguerrito della Giunta Greco e i ribelli di Liberamente che, se non ufficialmente all’opposizione, di fatto sono fuori dalla maggioranza da mesi ormai.
Ma questo, come dicevamo sembra solo l’inizio. Dopo i recenti scontri tra Forza Italia ed i fedelissimi di Un’altra Gela il vulcano arcobaleno sembra ormai pronto per eruttare.
I Forzisti hanno chiaramente fatto intendere che se il sindaco non dovesse rispettare i patti iniziali concedendo un secondo assessorato al partito, l’azzurro potrebbe essere il prossimo colore a sparire dalla tavolozza arcobaleno, liberando un posto in giunta e soprattutto rinforzando l’opposizione con altri due, o probabilmente tre consiglieri.
Se Greco dovesse decidere per il Sì, evitando la fuoriuscita di Forza Italia però, nel Titanic Arcobaleno si potrebbe aprire la falla civica, con i fedelissimi di Un’altra Gela pronti alla guerra scissionista e con i civici di Una Buona Idea pronti a seguire la strada della diaspora.
Anche in questo caso per il sindaco sarebbe una disfatta numerica in consiglio comunale, dove la maggioranza bulgara di inizio mandato si trasformerebbe in una minoranza netta che renderebbe la città ancor più ingovernabile.
A questo va aggiunta anche la probabile uscita di Italia Viva che, sebbene non abbia alcun riferimento in consiglio comunale, infliggerebbe un ulteriore colpo al già ininfluente peso politico della Giunta Greco sui tavoli regionali e nazionali.
In questo marasma in molti auspicherebbero un azzeramento che però vorrebbe dire per il sindaco non tenere fede a tutti i patti pre elettorali che gli hanno consentito di vincere le elezioni ma che adesso si sono trasformate in pericolosissimi boomerang.
Un “cul dè sàc” da cui Greco al momento sembrerebbe incapace di uscire, ecco perché il primo cittadino continua ad attuare l’unica tattica che finora ha utilizzato, senza grande fortuna, quella di aspettare, di temporeggiare, nell’attesa che le castagne si tolgano dal fuoco da sole.
Il sindaco insomma continua ad aspettare, nonostante le sollecitazioni bipartisan che gli arrivano dalla sua maggioranza, con Terenziano Di Stefano che spinge per la firma di un patto che rilanci la base civica del progetto iniziale, e dagli ex alleati come il Pd, che chiedono invece a Greco un azzeramento totale per poi mettere su un progetto politico con i partiti che hanno rappresentanza a Palermo e a Roma.

Greco intanto non si muove dal suo angolo e incassa colpo su colpo con una guardia che si fa sempre più bassa. Ieri, ha però accennato ad un “rilancio dell’azione amministrativa”, confermando la sua posizione su Timpazzo e sugli investimenti e prendendo nettamente le distanze dal Pd. Martedì, ha riunito la sua giunta, seppur con qualche assenza, ma senza mai accennare, neanche minimamente, alla crisi politica in atto. Una tattica che non piace per nulla agli alleati, soprattutto quelli che attendono un pronunciamento dall’avvocato, e che sta rinfocolando una brace che sembrava sopita dopo l’esperienza Messinese.
Tra i banchi dell’aula consiliare infatti, e tra i corridoi di Palazzo di Città, la parola sfiducia non sembra più essere un tabù. C’è già chi ha incominciato timidamente a pronunciarla e chi invece sarebbe già calcolatrice alla mano pronto a fare i conti sulla possibilità di portarla in aula già entro la fine di quest’anno.
Il tempo intanto scorre e il suono del gong è ben lontano dall’arrivare. Senza un cambio di passo il KO sembra ormai inevitabile e il tabù di una fine anticipata dell’esperienza Arcobaleno non sembra poi così inviolabile.

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