Gela. In un immobile di via Citelli, secondo i pm della procura e i carabinieri, era stata organizzata una bisca clandestina, controllata da un gruppo di “professionisti” del gioco, attraverso un sistema informatico ribattezzato “Pina”. Gli arresti scattarono nel novembre di un anno fa, al termine del blitz “Showdown”, e negli scorsi giorni i pm della procura hanno comunicato la chiusura delle indagini. Sono nove, in totale, i coinvolti. Vennero arrestati i gelesi Calogero Lo Porto e Rosario Romano e il licatese Vincenzo Lauria, ritenuto un giocatore di alto livello di texas hold’em, ma consapevole del sistema di controllo. Tra i tavoli verdi dell’abitazione di via Citelli, si sarebbero seduti “clienti” che arrivavano anche da altre province e da fuori Regione. Si puntava forte e c’era chi avrebbe perso ingenti somme. Sarebbe girata la cocaina, secondo gli inquirenti fornita da Lauria. Tra i frequentatori più assidui, pare ci fossero esercenti locali, un funzionario in servizio negli uffici della procura della Repubblica di Enna, un poliziotto, un militare in pensione della capitaneria di porto e un imprenditore del settore edile, poi deceduto. Qualcuno sarebbe risultato affetto da ludopatia, patologia che avrebbe contribuito a renderlo ancora più debole davanti alla tentazione del gioco d’azzardo. Furono indagati a piede libero gli ennesi Angelo Mangione, Antonino Cristaldi e Vito Cristaldi e Michelangelo Bevilacqua. Lo scanner usato per leggere le giocate, in base alla ricostruzione dei carabinieri, sarebbe stato piazzato all’interno del porta fiches e il sistema venne acquistato fuori dai confini italiani.
Gli indagati, dopo gli arresti, hanno sempre negato che esistesse un gruppo organizzato per controllare le giocate e raggirare i “clienti”. Molti frequentatori, secondo la loro versione, sarebbero stati consapevoli di quello che accadeva e il sistema “Pina” non sarebbe stato sempre attivo. I presunti organizzatori, che devono rispondere alle contestazioni più pesanti, sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Giuseppe Cascino, Salvatore Geraci e Maria Cascino. I coinvolti attendono l’eventuale fissazione dell’udienza preliminare, con la richiesta di rinvio a giudizio.