Gela. Sono oltre venti gli imputati, già rinviati a giudizio. In settimana, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Eva Nicastro e Martina Scuderoni), è stato aperto il dibattimento scaturito dall’inchiesta “Acquaragia”. I militari della guardia di finanza e personale dell’Agenzia delle dogane ricostruirono un vasto affare legato al gasolio rivenduto a condizioni di favore, sfruttando il mancato pagamento delle accise sui carburanti. Sono coinvolti operatori del settore, imputati che avrebbero fatto da tramite e veri e propri broker. Il gasolio, in città, arrivava anche da Croazia e Bulgaria. Pare venisse stoccato in un magazzino, nei pressi delle frazioni balneari. Sono a processo Damiano Sciuto, Alessandro Caldarera, Daniele Borchio, Claudio Iacono, Pasquale Fama, Francesco De Stradis, Giuseppe Adornetto, Marco Befumo, Carmelo Arcidiacono, Vincenzo Paternò, Carmine Pellegrino, Rosario Barone, Jozko Smrdel, Simon Smrdel, Emanuele Lignano, Filippo Piccione, Rocco Calaciura, Mario Alario, Calogero Curto, Rosario Cassero, Claudio Buonaventura e Gaetano Reale.
In aula, è stato sentito, in qualità di testimone, uno dei militari della guardia di finanza che si occupò delle indagini e del monitoraggio di quella che sarebbe stata una filiera del gasolio ma a condizioni contrarie agli obblighi normativi. Tutti i coinvolti hanno sempre escluso irregolarità. Tra i difensori degli imputati, gli avvocati Tommaso Vespo, Vittorio Giardino, Giovanna Zappulla e Mariella Giordano.