Gela. Dicono di essere stati “spiati abusivamente e poi licenziati”. Sono i quattro lavoratori a progetto, Emanuele Salafia, Giuseppe Tandurella, Fabrizio Cascino e Paola Melfa, assunti nel 2009 e esonerati il mese scorso dall’Ato Ambiente con l’accusa di “grave e reiterata violazione degli obblighi contrattuali”.
Ieri, due di loro hanno atteso inutilmente il commissario liquidatore dell’Ato, Giuseppe Panebianco, nella sede della camera del lavoro Cgil dove erano stati convocati per avviare una trattativa sindacale per essere riassunti.
“La Cassazione, sezione lavoro – spiegano Tandurella e Salafia – con una sentenza ha affermato che per i lavoratori co.co.pro con contratto a tempo determinato, il recesso del datore prima della scadenza del termine, è ammesso solo nel caso in cui si dimostri il grave inadempimento del lavoratore.
Noi non siamo stati per nulla inadempienti e solo grazie al nostro operato questo ambito territoriale si è distinto rispetto a tutti gli altri esistenti in Sicilia. Oggi che la Dda ha avviato delle indagini sull’Ato ambiente invece è stato interrotto il nostro contratto di lavoro.
Ma dov’è la tanta predicata legalità?
La riforma nazionale del lavoro che cerca di combattere, e di conseguenza regolarizzare i contratti usati impropriamente dai datori di lavoro, a Gela prende un’altra piega, quella del licenziamento. Contratti Cocopro trasformati a tempo determinato e altri non trasformati, perché? – concludono i lavoratori – Anche l’unica richiesta del consigliere comunale Terenziano Di Stefano inoltrata al sindaco e al prefetto continua a essere ignorata. Ci chiediamo chi sono i soggetti deputati a far luce sulla vicenda”.