Gela. Ci furono irregolarità con il mancato versamento di ritenute e dell’Iva, per l’anno di imposta finito all’attenzione degli investigatori. La Corte di Cassazione ha pubblicato le motivazioni che hanno portato a confermare la condanna nei confronti dell’imprenditore ligure Giancarlo Barbieri, ex proprietario dell’azienda metalmeccanica Smim, negli scorsi anni dichiarata fallita. Cinque mesi di reclusione, in continuazione con una precedente decisione, è questa la decisione emessa nei confronti dell’imputato. Sia in primo che in secondo grado, era già arrivata una decisione di condanna per l’imprenditore, che attraverso la difesa si è rivolto ai giudici romani di Cassazione. Il ricorso però non ha trovato accoglimento. E’ stato confermato quanto deciso dal tribunale di Gela e dalla Corte d’appello di Caltanissetta. Le attività di indagine fecero emergere i mancati versamenti all’erario. L’imprenditore e la difesa riferirono che si trattò della conseguenza della crisi aziendale. Secondo questa linea, fu data priorità ai pagamenti in favore dei dipendenti e comunque la società, tra quelle storiche dell’indotto Eni, iniziò un piano di ridimensionamento. Lo stesso Barbieri spiegò inoltre di aver successivamente provveduto con ravvedimenti operosi, versando quanto dovuto attraverso accordi con l’Agenzia delle entrate. In una vicenda analoga arrivò un’assoluzione, sempre nei suoi confronti.
Fu il tribunale di Milano a decretare il fallimento, mentre il concordato venne avviato nel 2016. Per i giudici romani non ci sono gli estremi dell’accoglimento del ricorso. “Le difficoltà economiche dell’azienda di Barbieri non erano affatto imprevedibili e inevitabili, trascinandosi da anni la crisi di liquidità dedotta, a fronte della quale non risultano adottate iniziative adeguate e tempestive, risultando la valutazione della sentenza impugnata coerente con l’affermazione di questa Corte”, scrivono nelle motivazioni.