Gela. Avrebbe evaso il pagamento di Iva e Ires ma si difende perché, proprio in quel periodo, denunciò gli estorsori che intanto gli imponevano la messa a posto.
L’imprenditore Luca Callea è stato sentito davanti al giudice Chiara Raffiotta.
“Eravamo in difficoltà”. E’ finito a processo con l’accusa di non aver versato i pagamenti di Iva e Ires per il 2007. “In quel periodo – ha spiegato – avevamo difficoltà legate anche ai nostri committenti pubblici che non pagavano con regolarità. Allo stesso tempo, insieme ad altri colleghi, denunciammo gli estorsori che ci avevano preso di mira. Subii danneggiamenti e minacce. Mi allontanai dalla città per qualche tempo. La prefettura, dopo la mia scelta, ci ammise alle proroghe fiscali previste per chi denuncia la pressione mafiosa. Il modello, comunque, è stato presentato nel 2013”.
“Scritture in regola”. L’imprenditore ha risposto alle domande formulate dal suo legale di fiducia, l’avvocato Antonio Gagliano. La difesa dell’imputato ha prodotto una serie di atti e documenti, emessi anche dai funzionari della prefettura di Caltanissetta, successivi alla scelta di denunciare le richieste estorsive. In base alle indicazioni fornite in aula dal consulente scelto dalla difesa, l’ammontare dell’Iva evasa si sarebbe aggirato intorno ai ventimila euro; novemila, invece, quello relativo all’Ires. La regolarità delle scritture contabili tenute dall’azienda dell’imprenditore finito a processo è stata confermata anche dalla commercialista del gruppo. Intanto, all’udienza del prossimo 1 ottobre, verrà sentito uno degli imprenditori che, insieme a Callea, scelse di denunciare le estorsioni subite. Denunce che sfociarono nel maxi processo antimafia “Munda Mundis”.