Gela. Si difendono e respingono le accuse contestategli dai magistrati della direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta. Gli imputati nel processo scaturito dall’operazione “Compendium” contestano la ricostruzione fornita che li vedrebbe componenti
di un gruppo mafioso capace di fare affari sulla rotta che collega Gela al nord Italia.
Nel corso dell’udienza svoltasi davanti alla corte presieduta dal giudice Lirio Conti, affiancato dai magistrati Manuela Matta e Fabrizio Molinari, è stata l’avvocato Vania Giamporcaro a chiedere l’assoluzione, già indicata anche dal pm, per Stefania Cascino. La donna, coniuge del collaboratore di giustizia Carmelo Billizzi, è a sua volta entrata nel calderone dell’inchiesta.
Per lo stesso Billizzi, invece, il legale ha chiesto di non trascurare, al momento della definizione dell’eventuale pena, il peso della sua collaborazione con la giustizia. Per l’ex reggente del clan di cosa nostra locale è già stata indicata l’eventuale condanna a sei anni di reclusione. E’ stato l’avvocato Maurizio Scicolone, invece, ad intervenire nell’interesse di Francesco Martines, ritenuto un affiliato al gruppo Emmanuelo, attivo tra le piazze di spaccio locali.
“Praticamente tutti i collaboratori di giustizia sentiti nel corso del dibattimento – ha spiegato il legale – hanno escluso la partecipazione di Martines al gruppo mafioso. Lo stesso Francesco Vella ha negato di aver mai commesso reati insieme al mio assistito. Non viene neanche ricompreso nell’elenco dei tanti picciotti che si radunavano alla pasticceria Chantilly”.
Per Martines, invece, il pubblico ministero aveva chiesto la condanna ad otto anni di reclusione. Accuse contestate anche dall’avvocato Vittorio Giardino che ha assistito l’altro imputato Claudio Lo Vivo. “Sembra quasi – ha detto nel corso del suo intervento – che il mio assistito sia una meteora in quest’inchiesta. Non è mai stato indicato come un affiliato. Si materializza solo quando entra in gioco Fortunato Ferracane che sarebbe stato un suo stretto amico”.
L’accusa ha già chiesto otto anni di detenzione. Una vittima del presunto gruppo criminale scoperto dagli investigatori e non un affiliato. In questo modo, l’avvocato Elio Lembati ha descritto Rosario Cascino. “Si tratta di un facoltoso imprenditore che da oltre dieci anni vive al nord – ha aggiunto – fu lui ad essere raggiunto da richieste di denaro”.
Stando ai magistrati, invece, l’uomo avrebbe favorito gli affari del gruppo nella zona di Brescia, per questa ragione è stata chiesta la sua condanna a due anni e otto mesi di reclusione. Le accuse sono state respinte dal difensore di Andrea Frecentese, titolare di una rivendita d’automobili, il cui nominativo finì al centro delle indagini a causa della vicinanza allo stesso Claudio Lo Vivo.
“Quello – ha detto il legale – era un periodo molto difficile. Frecentese iniziò a frequentare giri pericolosi. Adesso, però, ha scelto un’altra vita. Con Lo Vivo, al massimo, ci fu la condivisione solo di alcuni spinelli. Nessuno dei testimoni sentiti ha mai fatto il suo nome”. L’avvocato Gloria Iannizzotto, ancora, ha chiesto l’assoluzione per Giuseppe Billizzi. “L’unica sua colpa – ha spiegato – è quella di essere il fratello di Carmelo Billizzi. Le sue visite nell’abitazione di famiglia degli Emmanuello? Si limitava, da buon vicino, ad acquistare medicine per gli anziani che ci vivevano”.
Sei anni è stata la richiesta del pm. Alla fine, è toccato all’avvocato Carmelo Tuccio intervenire per conto di Emanuele Caltagirone. “Parliamo di un giovane che non è mai stato indicato da nessuno dei collaboratori di giustizia – ha ammesso – di lui si è solo detto che era una scantulino proprio perché voleva evitare ogni problema”. Per Caltagirone, comunque, era già stata indicata l’eventuale assoluzione. Nell’inchiesta finirono i fratelli Carmelo e Giuseppe Billizzi, Rosario Cascino, Stefania Cascino, Gianfranco Di Natale, Emanuele Caltagirone, Andrea Frecentese, Gianluca Gammino, Claudio Lo Vivo e Francesco Martines.
Adesso, spetterà ai giudici valutare tutti gli elementi di prova: già alla prossima udienza del 15 ottobre potrebbe arrivare il verdetto.