Gela. L’immobile che venne realizzato a Settefarine fu anche sequestrato, in un procedimento di prevenzione antimafia. Successivamente, il proprietario, un ambulante, ne ottenne la restituzione. Finito a processo insieme alla moglie, ha spiegato in aula di averlo realizzato, in totale autonomia ma senza autorizzazioni, che vennero richieste solo dopo la conclusione dei lavori. E’ stato sentito, davanti al giudice Francesca Pulvirenti. Era chiamato a rispondere della costruzione irregolare, ma è maturata la prescrizione, che ha chiuso il giudizio, come indicato anche dal difensore dei coniugi, l’avvocato Salvo Macrì. Nel corso dell’esame, è emerso che il rudere venne dato in uso ad un conoscente, che era in difficoltà economiche. “Non ho preteso nessun affitto, l’ho fatto per beneficienza”.
Il tempo trascorso ha fatto maturare la prescrizione, chiudendo la vicenda processuale. La difesa ha ricostruito l’accaduto, spiegando che quell’immobile fu edificato, ma mai veramente usato dai proprietari.