Gela. Enzo Pepe ci ha messo il cuore e la mente, ma la legge dei numeri è talvolta impietosa con la realtà delle cose.
I numeri sono stati più che soddisfacenti, ma potevano essere lusinghieri se tanti cittadini avessero preso sul serio il progetto di un gruppo affiatato e solidale nato due anni fa con le comunali del 2015. Pur apprezzandone il progetto, sono stati fermati dallo scetticismo, salvo ricredersi dopo il risultato. Eppure Enzo Pepe ha convinto tanti dubbiosi, diffidenti, increduli, disincantati, quando addirittura non pessimisti, a recarsi alle urne dopo aver loro illustrato il suo progetto.
E non pochi professionisti, oltre che compiacersi del risultato ottenuto da Pepe, si sono dichiarati disponibili per una futura e fattiva collaborazione. Qualcuno ha parlato di bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno, dimenticando che prima del 5 novembre scorso non c’era neanche il bicchiere. Anche un’opera incompiuta può però essere un capolavoro come è stato con qualche lavoro di Kafka o di Michelangelo. Contano i numeri e i risultati? Non c’è dubbio! Ma quale altro candidato avrebbe mai potuto portare a compimento un’operazione che, all’inizio, a molti era sembrata più che velleitaria?
E, invece, in appena qualche settimana, ha letteralmente inventato un partito a Gela, con propaggini e diramazioni in tutta la provincia (l’U.d.c.) facendolo risorgere dalle sue stesse ceneri palpitante di vita come la mitica araba fenice. Non c’è dunque di che meravigliarsi se qualche altro partito abbia raccolto una messe di voti superiore. Bisogna, invece, chiedersi: che cosa avrebbe potuto fare Enzo Pepe se avesse avuto un partito strutturato alle spalle? So che con i se e i ma non si è mai fatta la Storia, ma è anche vero che le imprese, quando sono vere, ti inducono alla riflessione.
Per quanto si possa parlare di risultato in chiaroscuro, è un dato di fatto che i voti di Enzo Pepe sono tutti suoi e non perché abbia elargito prebende o abbia promesso il mare, la luna e il cielo, cosa che altri hanno magari potuto fare prima, avendone avuto la possibilità e il potere (questo non mi scandalizza, rientrando nella logica delle cose della politica; ma è un dato di fatto). Quella di Enzo Pepe è, ma in realtà lo è sempre stata, la politica del cuore, dell’onestà e della solidarietà. Normalmente, quando una competizione elettorale si conclude con un tangibile nulla di fatto, le truppe tentano di disarmare e chi si è visto si è visto. E, invece, con grande sorpresa, il gruppo che lo ha sostenuto ha ribadito la voglia e l’intenzione di continuare un’esperienza che per loro è stata esaltante.
Senza contare i messaggi di elogio, auguri e incoraggiamento a proseguire il progetto cresciuto attorno a lui, forse perché alla gente piacciono i romantici, quelli che credono in un qualche ideale, in principi dalla forte connotazione etica: esattamente ciò che fa della politica qualcosa di nobile. E per che cosa si caratterizza maggiormente Enzo Pepe? Per la capacità e l’ostinazione di aggregare gruppi e persone, di smussare angoli insidiosi, di non tener in alcun modo conto delle piccole bassezze umane, di trarre sempre la parte buona da qualunque esperienza e di metterla al servizio del futuro. Per questo, tanta gente nutre più che mai fiducia nel suo progetto politico che mira a dare al centro destra compattezza e prospettive di governo a tutti i livelli istituzionali. Progetto che, ed Enzo Pepe, incoercibile ottimista, se ne dice certo, darà i frutti sperati.
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