“Eni non chiude ma cambia come a Porto Torres”: il confronto regge? Ecco i numeri

 
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Gela. “Non si parla di chiusura ma di riconversione. Non licenzieremo nessuno dei nostri 970 dipendenti”. A dichiaralo è il manager Salvatore Sardo, chief downstream & industrial operation officers del gruppo Eni.

“Dirò di più – aggiunge – siamo disponibili ad incrementare gli investimenti dai settecentomilioni previsti ad oltre due miliardi in un progetto ampio che potrebbe coinvolgere anche altri settori”. Sotto questo profilo il manager della multinazionale richiama l’esempio del sito produttivo sardo di Porto Torres. “Eni – conclude – ha già affrontato situazioni simili a quella di Gela, cioè impianti industriali in perdita strutturale. E’ il caso di Porto Torres dove abbiamo convertito l’intera struttura alla chimica verde recuperando risorse”.
Insomma, Sardo cerca di gettare acqua sul fuoco della protesta e dell’enorme preoccupazione che si è impadronita dei lavoratori della fabbrica di contrada Piana del Signore. Ma siamo sicuri che l’esempio di Porto Torres possa essere speso anche per la raffineria locale?
Nello stabilimento sardo, lo scorso 16 giugno, è stato tagliato il nastro per l’inaugurazione del primo impianto di Monomeri bio per la produzione di oli estensori destinati al mercato dei pneumatici e dei biolubrificanti. Si tratta di un primo step fissato nel piano di riconversione della fabbrica sarda in polo della chimica verde, attraverso un accordo concluso tre anni fa. In questo caso, Eni, per il tramite della controllata Versalis, ha stretto un accordo di partnership con il gruppo piemontese Novamont, dando vita alla Matrica. Ma cosa prevede di preciso questo piano votato alla chimica verde?
“In una prima fase – si legge nel piano industriale – con un investimento a oggi stimato in circa 100 milioni di euro e 88 nuovi posti  di  lavoro saranno costruiti un impianto di Monomeri Bio e un impianto di Lubrificanti Bio. L’impianto Monomeri Bio è il primo al mondo nel suo genere, e sarà il punto di  connessione con le filiere agricole locali, costituendo  la prima bioraffineria di questo genere mai realizzata (oggi molte delle bioplastiche commercializzate nel  settore dei film tenaci sono biodegradabili ma non ottenute da materie prime vegetali). L’impianto di lubrificanti bio produrrà lubrificanti naturali e additivi per gomme (elastomeri). La seconda fase, con un investimento a oggi stimato in circa 50 milioni di euro e 57 nuovi posti di lavoro, prevede due impianti di additivi biodegradabili per pneumatici a basso impatto  ambientale ed elevata fuel economy e per gomme(elastomeri) in genere(impianto Additivi Bio per Gomme e impianto BioFillers). Nella terza fase, con investimenti a oggi stimati in circa 300 milioni di euro e 126 nuovi posti di lavoro, saranno realizzati un impianto di produzione di Bioplastiche, un  secondo  impianto di produzione di Monomeri Bio e un secondo impianto di Lubrificanti Bio, di dimensioni maggiori rispetto a quelli della prima fase. Altri interventi saranno effettuati per tutte le nuove infrastrutture industriali di supporto alle attività dei nuovi impianti e per il nuovo Centro Ricerche(con investimenti ad oggi stimati fino a circa 50 milioni di euro)”.
In sostanza, in base ai numeri del report stilato da Versalis e Novamont, il personale toccherebbe quota 271 dipendenti per circa 500 milioni di euro d’investimento. L’obiettivo, però, sembrerebbe ulteriore.
“Nel nuovo  assetto produttivo – si legge ancora nel piano della chimica verde di Porto Torres – a regime saranno impegnate complessivamente 685 risorse, con un incremento occupazionale di circa 100 persone rispetto al 2010”. I numeri, nel confronto tra Gela e Porto Torres, sembrano proprio non tornare. Se la riconversione bio del sito sardo fissa, a regime, in 685 dipendenti la soglia occupazionale programmata dai manager di Versalis e Novamont, che fine farebbero i circa tremila lavoratori, tra diretto e indotto, della raffineria di contrada Piana del Signore? Ci sarebbe posto per tutti oppure le parole del manager Eni servono solo a stemperare la tensione in vista della presentazione dei piani aziendali del cane a sei zampe? Di certo, nel piano industriale che ha esportato la chimica verde a Porto Torres non si fanno sconti soprattutto sul fronte della gestione del personale.
“La realizzazione del progetto di  riconversione industriale comporterà un programma di gestione delle risorse umane, basato sulle seguenti azioni principali – si legge ancora nel report del gruppo – riconversione di parte del personale per le attività di bonifica delle aree (Syndial); utilizzo degli strumenti  di ammortizzazione sociale (CIGS) per i lavoratori non impegnati nelle attività operative; avvio delle procedure di mobilità (ex legge n. 223/91) per il personale che matura i requisiti pensionistici; attuazione di un  programma di mobilità professionale, sulla base di  specifici percorsi formativi, finalizzati alle risorse più giovani; avvio di progetti di ricerca e sviluppo di nuovi processi e di prodotti “chimica verde”, anche in collaborazione con il sistema universitario e della ricerca della Regione Sardegna; avvio, successivamente  alla prima fase di realizzazione dei nuovi impianti, di programmi di assunzioni di risorse con nuove  professionalità non presenti in azienda, necessarie a completare gli organici dei nuovi impianti realizzati; reinserimento progressivo del personale in CIGS nei  nuovi impianti in fase di realizzazione finalizzati all’addestramento per il successivo avvio della produzione; realizzazione, in corrispondenza con la  terza fase del progetto, di un aumento del livello occupazionale rispetto a quello attuale; attuazione di un programma di riqualificazione professionale attraverso processi di formazione tecnica”.
Gela come Porto Torres? L’Eni sembra pensare di sì. Bisognerà attendere la risposta dei lavoratori che, intanto, hanno commemorato la morte del protocollo da settecentomilioni di euro firmato il 19 luglio di un anno fa.

Vi mostriamo, per intero, il piano industriale di riconversione alla chimica verde del sito di Porto Torres
http://www.albertomasala.com/wp-content/uploads/2012/10/Piano-industriale-eni-novamont_RISERVATO-marzo-2011.pdf     

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