Gela. Per Eni non ci sono ritardi nel cronoprogramma degli investimenti, gli unici intoppi riguarderebbero le autorizzazioni ancora non rilasciate sia dalla regione che dal ministero dell’ambiente. 53 cantieri avviati dal 2014. E’ questo, in sintesi, ciò che emerge dall’audizione tenutasi davanti ai componenti della commissione attività produttive dell’Ars a Palermo. Da quanto trapela, i manager Eni avrebbero confermato di aver già investito 200 milioni di euro solo per attività previste nel protocollo del novembre di due anni fa. Nel 2015, stando ai dai della multinazionale, sarebbero stati occupati 1062 lavoratori a fronte dei 900 previsti. Dal novembre del 2014, inoltre, sarebbero stati avviati 53 cantieri a Gela e nelle aree limitrofe. Il gruppo, rispetto al 2016, sarebbe intenzionato a rafforzare gli investimenti di almeno il venti percento.
“La raffineria bio più grande d’Europa”. Quindi, perché i lavoratori dell’indotto sono in strada a protestare insieme a molti operatori del diretto? Semplicemente perché ci sarebbero ritardi sia nel rilascio di alcune autorizzazioni regionali sia nella verifica della richiesta di non assoggettabilità alla Valutazione impatto ambientale presentata a luglio dal gruppo Eni ai tecnici del ministero dell’ambiente. Una richiesta, quest’ultima, legata proprio al progetto di riconversione a bio della raffineria di contrada Piana del Signore. I manager del gruppo hanno confermato l’intenzione di creare la bioraffineria più grande d’Europa. All’audizione, davanti anche al presidente della commissione Giuseppe Laccoto, hanno preso parte il sindaco Domenico Messinese e il suo vice Simone Siciliano, una rappresentanza del civico consesso con Vincenzo Cirignotta e Salvatore Galloe e i deputati del territorio da Giuseppe Arancio a Pino Federico passando per Giancarlo Cancelleri che, comunque, ha contestato l’assenza del presidente della regione Rosario Crocetta e dell’assessore Mariella Lo Bello che sarebbero stati impegnati in un altro incontro a Roma sempre sul caso Eni.