Gela. Esce dal dibattimento la società Raffineria di Gela del gruppo Eni. Le presunte emissioni dalla fabbrica. La decisione è arrivata dal giudice Tiziana Landoni dopo il ritiro delle denunce, originariamente sporte da Elio, Maurizio e David Melfa, imprenditori proprietari del gruppo Meic Services che si erano costituiti parte civile. Al centro della vicenda processuale, ci sono presunte emissioni che dalla fabbrica di contrada Piana del Signore, negli scorsi anni, avrebbero investito gli impianti Meic Services e i dipendenti della stazione di servizio, distante solo pochi metri dallo stabilimento. A processo, però, rimangono Bernado Casa, Alfredo Barbaro e Michele Viglianisi. La società Raffineria di Gela era stata chiamata in giudizio in qualità di responsabile civile. Intanto, davanti al giudice Landoni, sono stati sentiti testimoni che hanno ricostruito buona parte dell’indagine che condusse ad individuare le possibili cause delle presunte emissioni maleodoranti, lamentate in più occasioni dai dipendenti Meic Services, costretti a ricorrere anche alle cure mediche. Due operatori della capitaneria di porto hanno descritto le fasi dell’indagine, partendo da una serie di dati raccolti dopo le prime segnalazioni arrivate dai dipendenti e dai titolari della Meic Services. Direzione dei venti, possibili guasti tra gli impianti della fabbrica Eni ed eventuali emissioni dalle torce di scarico dello stabilimento. I testimoni hanno risposto alle domande del pubblico ministero Lucia Lotti e dei legali di difesa, gli avvocati Gualtiero Cataldo, Pietro Amara e Alessandra Geraci. Proprio i difensori hanno cercato di puntare su eventuali malfunzionamenti degli impianti della Meic Services nei quali, comunque, vengono stoccati diversi carburanti. Parti civili rimangono l’ente comunale, il Ministero dell’ambiente e la Regione oltre alle associazioni Legambiente, Amici della Terra e Aria Nuova. Sono rappresentati dagli avvocati Giovanna Zappulla, Joseph Donegani, Giuseppe Romano, Antonino Ficarra e Giuseppe Laspina.