Padova. Due operai morti, Sergiu Todita e Marian Bratu, e un altro, il gelese quarantatreenne David Di Natale, gravemente ferito. Nel maggio di tre anni fa, nello stabilimento di “Acciaierie Venete”, a Padova, un gravissimo incidente sul lavoro costò la vita ai due lavoratori e Di Natale, a sua volta, rischiò di essere travolto dalla colata di acciaio fuso, che fuoriuscì, dopo il cedimento di una siviera. Per quei fatti, il gup del tribunale di Padova ha rinviato a giudizio sei imputati, tutti accusati di omicidio colposo e lesioni. Sono i vertici di “Acciaierie Venete” e delle società che si occuparono di fornire il perno della siviera e di quelle che operavano su appalto. Di Natale, attraverso un’agenzia di lavoro interinale, era al secondo giorno per conto della “Hayama Teac”. Sono contestate violazioni anche sul fronte delle norme in materia di sicurezza. Di Natale, rappresentato dall’avvocato Gabriella Galliano, ha scelto di costituirsi parte civile, a seguito delle ferite, molto gravi, riportate.
A processo, che si aprirà nel giugno del prossimo anno, vanno Alessandro Banzato e Giorgio Zuccaro, presidente e direttore di “Acciaierie Venete”; Dario Fabbro, che nel 2018 era presidente di “Danieli Centro Cranes spa”; Giampietro Benedetti e Giacomo Mareschi Danieli, presidente e amministratore delegato di “Danieli officine meccaniche”; Vito Nicola Plasmati legale rappresentante della “Hayama Teac Service” (per lui l’accusa è lesioni colpose). Come responsabili civili, sono state chiamate nel giudizio anche le aziende. Le famiglie dei due operai deceduti hanno ottenuto risarcimenti e hanno rinunciato alla costituzione di parte civile. Risarciti anche la Fiom Cgil e l’Associazione nazionale mutilati e invalidi sul lavoro. I pm della procura padovana avevano chiesto il rinvio a giudizio di tutti i coinvolti. Secondo le contestazioni, il perno, che poi non tenne, sarebbe stato sottoposto a carichi differenti rispetto a quelli previsti in fase di progettazione e realizzazione.