Gela. Ridimensionate le accuse che i pm della procura muovevano ad un gruppo di presunti pusher, scoperto al termine dell’inchiesta “Baracche”, condotta dai poliziotti del commissariato. Il centro dell’attività di spaccio venne individuato nella zona di via Torquato Tasso. Il giudice Miriam D’Amore, a conclusione del giudizio di primo grado, ha però riqualificato le contestazioni nell’ipotesi meno grave. L’assoluzione è stata pronunciata per Salvatore Fava (difeso dall’avvocato Flavio Sinatra) e Ivan Di Bella (rappresentato dal legale Stefania Valente). Assoluzione, ma solo per uno dei capi di imputazione, anche nei confronti di Liborio Scudera (difeso dagli avvocati Carmelo Tuccio e Francesco Cottone). Otto mesi di reclusione sono stati comminati a Marco Scilio, Sebastiano Monte (con pena sospesa), allo stesso Liborio Scudera per l’altro capo di imputazione (sempre con pena sospesa) e a Crocifisso Sbirziola. Sono difesi dagli avvocati Francesco Enia, Giovanna Cassarà e Nicoletta Cauchi. I poliziotti monitorarono per mesi le strade del quartiere Baracche ricostruendo centinaia di episodi di spaccio. I clienti si rifornivano anche di cocaina. Altri coinvolti, in passato, hanno definito le loro posizioni processuali. Al termine della requisitoria, il pm Pamela Cellura ha chiesto pesanti condanne, sei anni a Scudera e quattro per gli altri imputati.
Per l’accusa, avrebbero avuto un ruolo attivo nel giro di spaccio. I difensori, invece, hanno escluso che gli imputati fossero pusher impegnati nel piazzare la droga, a Baracche e in altre zone della città. Nei casi ricostruiti, hanno sostenuto, si sarebbe trattato solo di contatti telefonici o comunque di acquisti effettuati per consumo personale. La riqualificazione delle accuse ha contribuito a ridurre drasticamente l’entità delle condanne rispetto alle richieste giunte dai banchi d’accusa.