Gela. Un accordo al ribasso, per ora fermo a circa venticinque milioni di euro. Questa volta, la vicenda dell’accordo di programma e dell’area di crisi complessa arriva anche all’Ars. Il dem Giuseppe Arancio, insieme al capogruppo all’assemblea regionale Giuseppe Lupo e ai deputati Giovanni Cafeo e Michele Catanzaro, chiede che a riferire sia direttamente il presidente della Regione Nello Musumeci. “Un accordo al ribasso con una dotazione finanziaria di soli dieci milioni di euro – dice Arancio – sarebbe del tutto insufficiente per rilanciare un territorio profondamente dilaniato dalla crisi occupazionale e dalle macroscopiche ricadute sociali qual è quello di Gela”. L’amministrazione comunale e gli stessi rappresentanti della Regione hanno chiuso l’accordo di programma, al ministero dello sviluppo economico. Con una dotazione finanziaria così risicata, però, anche l’area di crisi complessa rischia di non attrarre nessuno. I dem partono all’attacco, dopo aver firmato nel novembre di quattro anni fa il protocollo di intesa, che ha dato inizio alla fase di riconversione della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. Un protocollo che, in seguito, proprio i dem locali hanno in gran parte abiurato.
L’accordo al ribasso. Arancio, coinvolgendo il gruppo del Pd all’Ars, cerca di avere risposte dal governo regionale. “L‘accordo di programma – spiega ancora – rappresenta per l’intero territorio uno strumento utile ad attrarre investimenti, creando opportunità di sviluppo e occupazione. E’ indispensabile che il governo regionale si attivi, nel più breve tempo possibile, sollecitando il governo nazionale affinché venga garantita l’erogazione delle risorse necessarie al rilancio dell’area industriale gelese”. Con una dotazione finanziaria da venticinque milioni di euro, dopo tre anni di tavoli istituzionali, si riuscirà a fare ben poco, come già denunciato dalla triade sindacale di Cgil, Cisl e Uil.
Mossa furba…..