Dopo il voto la resa dei conti tra i dem, Cafà: “Una fuoriuscita? Liberi e Uguali non ha preclusioni”

 
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Un'assemblea di Liberi e Uguali

Gela. Le paturnie politiche all’interno del Partito Democratico, compreso quello cittadino, non sono certamente una novità. Probabilmente, l’apice si è toccato proprio nelle settimane che hanno preceduto le urne delle legislative. I dem locali si sono messi a capo di una folta coalizione interna che ha respinto le scelte dei vertici regionali e nazionali del partito, a cominciare da quelle dei candidati a Camera e Senato. I “ribelli” aspettano i risultati e non sono escluse inattese svolte. C’è già chi si sbilancia, pensando ad una consistente frangia dem, di quelle più scontente, decisa a salutare, per andarsene a sinistra, sponda Liberi e Uguali, il movimento retto dal presidente del Senato Pietro Grasso, una summa di fuoriusciti dal Pd e di esponenti di sinistra. “So bene che nel Pd, anche in quello locale, è in atto un dibattito piuttosto serrato – dice Paolo Cafà tra i referenti locali di Liberi e Uguali e coordinatore provinciale di Sinistra Italiana – ovviamente, le scelte del partito non sono piaciute a molti. Se ci dovesse essere una fuoriuscita dal Pd? Noi non abbiamo preclusioni. In fondo, parliamo di esponenti con i quali abbiamo condiviso, per anni, un percorso politico comune. Il nostro progetto è aperto, a condizione che venga accettato un programma marcatamente di sinistra e un’idea politica che non è quella dell’attuale Pd”.

Le “guerre” interne. Il segretario cittadino dem Peppe Di Cristina e i suoi uomini più fidati, nonostante la bufera degli ultimi tempi, ripetono che dal Pd non se ne andranno. L’hanno ribadito in diverse occasioni, non si sentiranno responsabili dell’eventuale esito infausto delle urne di domenica. Nonostante la visita della scorsa settimane della candidata al Senato Annalisa Petitto, i democratici locali non si stanno stracciando le vesti in cerca di voti, anzi. E’ chiaro che la resa dei conti è dietro l’angolo. Se, con dati negativi, nel Pd provinciale dovesse prevalere la nomenclatura di sempre, magari con il rientro di quelli di Sicilia Futura, allora nulla sarebbe più scontato. Al momento, sembra difficile che Di Cristina possa lasciarsi alle spalle il Pd, insieme ai suoi referenti Giuseppe Arancio e Lillo Speziale, magari veleggiando verso Liberi e Uguali. I dem locali, però, non accetterebbero di dividere lo stesso condominio con la famiglia Cardinale.

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