Gela. Il mare di Bulala restituisce altri tesori.
I sommozzatori della Guardia di Finanza Roan di Palermo e la Soprintendenza regionale al Mare hanno fatto riemergere 47 lingotti di oricalco, due anfore massariote, due elmi corinzi e un’ampolla greca. I reperti sono destinati al museo di Gela. Tutto è nato da un’indagine contro il traffico di reperti archeologici. I funzionari della soprintendenza al mare di Palermo, però, hanno sollevato il caso. “Non ci sono fondi per le campagne di ricerca, nonostante il mare di Bulala sia una vera miniera di reperti – hanno detto Nicola Bruno e Adriana Fresina – dobbiamo ringraziare il club Unesco locale e Franco Cassarino per l’iniziale segnalazione”. Le operazioni sono state coordinate dai magistrati della procura e dai finanzieri locali, con il capitano Massimo Devito, e da quelli di Caltanissetta e Palermo, con il comandante Luigi Macchia e il colonnello Giuseppe Carrozzo. I reperti risaliberro al periodo compreso tra la fine del settimo secolo e l’inizio del sesto secolo avanti Cristo. “Palermo è stata scelta come capitale italiana della cultura – ha spiegato il procuratore Ferdinando Asaro – qui a Gela, esiste un patrimonio storico da valutare ad ogni costo”.