“Condannare gli stiddari”, chiesti più di 150 anni di carcere: 20 per Bruno Di Giacomo

 
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Gela. Le richieste sono pesanti, più di centocinquanta anni complessivi di detenzione. Il pm della Dda di Caltanissetta Matteo Campagnaro, dopo una lunga requisitoria, ha avanzato le proprie conclusioni davanti al gup del tribunale di Caltanissetta, nel corso del giudizio abbreviato che si sta celebrando nei confronti dei presunti stiddari, coinvolti nell’inchiesta antimafia “Stella Cadente”. Il magistrato ha tracciato la nuova geografia criminale degli stiddari, ritenendo che siano state provate tutte le contestazioni mosse. La stidda, secondo l’accusa, aveva ripreso vigore e avrebbe controllato alcuni settori economici. Venti anni di reclusione sono stati chiesti per quello che viene ritenuto il nuovo capo della stidda locale, Bruno Di Giacomo. Diciannove anni e quattro mesi per Alessandro Scilio; diciotto anni per Gaetano Marino; dieci anni e otto mesi ad Emanuele Lauretta; dieci anni ciascuno per Giuseppe Alessandro Antonuccio, Gaetano Simone, Andrea Romano e Filippo Scerra; nove anni e quattro mesi a Giuseppe Giaquinta e Gianluca Parisi; sei anni e otto mesi per Rosario Marchese, Giuseppe Antonuccio e Nicola Palena; quattro anni al collaboratore di giustizia Giovanni Canotto; tre anni e otto mesi per Calogero Infurna; tre anni e quattro mesi per Luigi D’Antoni. Le conclusioni del pm sono state condivise dalle parti civili, a cominciare dai legali di alcuni esercenti che sarebbero stati vittime delle pressioni e delle minacce degli stiddari. Sono rappresentati dagli avvocati Valentina Lo Porto e Alessandra Campailla.

Parti civili, che hanno concluso chiedendo la condanna di tutti gli imputati, sono anche il Comune (rappresentato dall’avvocato Ornella Crapanzano), la federazione antiracket (con il legale Mario Ceraolo) e la Cgil (con l’avvocato Rosario Giordano). Parte civile è anche uno degli imputati, Alessandro Scilio (con l’avvocato Davide Limoncello), oltre a Rocco Di Giacomo, imputato in un altro filone processuale e difeso dall’avvocato Antonio Gagliano. Dal prossimo mese, toccherà invece alle difese esporre le rispettive conclusioni. Già in fase di indagine, molti imputati avevano respinto gli addebiti. L’inchiesta part dopo la scarcerazione di Bruno Di Giacomo e ha portato gli investigatori sulle piste della nuova stidda, che secondo le accuse avrebbe avuto a disposizione non solo le risorse finanziarie del traffico di droga ma anche quelle prodotte da alcuni settori economici, come la fornitura dei locali e dei bar. Gli stiddari sarebbero stati armati e molte azioni intimidatorie sono state confermate da quanto dichiarato dal giovane collaboratore di giustizia Giovanni Canotto, che ha ammesso di essersi messo a disposizione degli stiddari per gli incendi, la droga e per altre intimidazioni. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra, Davide Limoncello, Giovanna Cassarà, Francesco Enia, Cristina Alfieri, Laura Caci, Rocco Guarnaccia, Maurizio Scicolone, Giovanna Zappulla, Ivan Bellanti, Rocco Di Dio e Angelo Tornabene.

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