Tre anni fa Messinese vinceva le elezioni: oggi lo salva solo il consiglio
Gela. L’emergenza rifiuti irrisolta (con tanto di indagini in corso e maxi debiti), le bocciature della Corte dei Conti, il volere di Eni mai veramente messo in discussione, gli investimenti solo urla...

Gela. L’emergenza rifiuti irrisolta (con tanto di indagini in corso e maxi debiti), le bocciature della Corte dei Conti, il volere di Eni mai veramente messo in discussione, gli investimenti solo urlati e decisamente non praticati. Esattamente tre anni fa, l’allora grillino Domenico Messinese entrava in municipio, dopo una lunga campagna elettorale e con il vento in poppa, reso ancora più intenso dalla netta sconfitta rifilata al sindaco uscente Angelo Fasulo. Da allora, però, la città continua ad attendere, probabilmente ci ha pure rinunciato. Messinese, dal palco di piazza Umberto I, dopo l’ufficializzazione del suo schiacciante successo e davanti alla folla che l’acclamava, si era lasciato andare. “Dobbiamo diventare di nuovo il centro del mondo”, così arringava elettori e non, che lo ascoltavano. Un assunto trionfalistico, che a tre anni di distanza si è dimostrato piuttosto incauto. Ad eccezione dei recenti viaggi a Malta e della consulente nominata per sviluppare i rapporti con quell’isola, di mondo se n’è visto poco. Anzi, si fa fatica pure a garantire la manutenzione delle strade, dato che le casse del municipio non sono affatto floride. Il sindaco e il suo vice Simone Siciliano, unico assessore capace di resistere all’avvicendamento di ben tre diverse giunte (in attesa dei due nuovi assessori che ancora mancano al pallottoliere del municipio), hanno scelto di seguire la regola dell’autosufficienza politica. Dopo la cacciata dal Movimento cinque stelle, hanno pure provato la sortita dei partiti, ma non è mai andata bene. Messinese ha fondato un suo movimento e l’ha tenuto a battesimo. Di Sviluppo Democratico, però, si sono ben presto perse le tracce. Ha iniziato a flirtare con qualche gruppo in consiglio comunale, che magari potesse poi accompagnarlo all’altare, celebrando lo sposalizio politico. Invece, niente. L’isolamento è una delle zavorre che la sua amministrazione comunale si porta dietro. L’unica boa che lo tiene ancora a galla, paradossalmente, è un consiglio comunale, più volte dimostratosi incapace di sfiduciarlo, ma che continua ad andargli contro.
Eni e poco altro. Le sedute dell’assise civica, da tempo ormai, sono una specie di campo minato per la giunta, che comunque non ha mai fatto mistero di gradire poco il confronto tra gli scranni. Quella specie di “rivoluzione gentile” (ma non troppo) profetizzata dall’allora grillino, a caccia della poltrona di sindaco, non c’è mai stata. Poco o niente è cambiato in municipio, soprattutto nelle stanze dei bottoni, dove si decidono le sorti amministrative e finanziarie di un ente, che la Corte dei Conti ha già più volte diffidato, arrivando a bloccare ogni spesa straordinaria. I pesantissimi debiti generati dal servizio rifiuti si faranno sentire anche sulle prossime gestioni del municipio. L’accordo di programma e l’area di crisi complessa sono pilastri di cemento depotenziato, almeno fino ad ora. Pochi milioni di euro, messi sul tavolo dal governo nazionale e dalla Regione, a fronte delle mirabolanti previsioni del sindaco e del suo vice. Mancano ancora due anni alla fine del loro mandato, magari riusciranno a portare a casa palate di milioni di euro, che dovrebbero servire a ridestare un quadro economico dalle tinte claustrofobiche. Ad eccezione della solita Eni, tutto il resto tace, e il cane a sei zampe ha comunque ridimensionato drasticamente il proprio impegno occupazionale in città. La green refinery, come più volte annunciato dai manager, non potrà mai assorbire lo stesso numero di lavoratori, che invece veniva garantito dal ciclo tradizionale degli idrocarburi. Pure i sindacati, di qualsiasi colore, si sono rivoltati contro la gestione Messinese-Siciliano. Accuse reciproche, incontri strategicamente disertati, tavoli di trattativa paralleli, mosse e contromosse. Fatto sta, che i sindacati sembrano disillusi e non credono più neanche al miraggio del sempreverde polo gnl. L’hub sul Mediterraneo per la logistica e il rifornimento di gas naturale liquefatto è uno dei punti chiave della politica d’investimenti, sponsorizzata dal vicesindaco Simone Siciliano, e sintetizzato nel masterplan, commissionato alla società Rina Consulting. Peccato, però, che del polo gnl non si parli più da tempo e che il masterplan l’abbiano visto in pochi. Probabilmente, l’errore di fondo è stato commesso quattro anni fa, con la firma del protocollo di intesa, che ha aperto le porte alla riconversione di Eni. Da allora, però, è sempre stata la multinazionale a dettare le regole del gioco, con l’amministrazione comunale impegnata a disquisire su cifre fantasmagoriche e su mega progetti, che fino ad ora sono rimasti confinati nella terra di mezzo delle intenzioni. Che tutto continui a girare intorno ad Eni, lo dimostra il fatto che proprio la multinazionale sia tra i principali referenti, anche finanziari, di uno dei progetti, a marchio Messinese-Siciliano, che dovrebbe servire a ridiscutere le radici economiche di questa città. Tra blog, incubatori e buone intenzioni, tanti continuano a partire, alla ricerca di una possibilità occupazionale, mentre in municipio si fa fatica pure a far fruttare i trentadue milioni di euro delle compensazioni, ovviamente versati sempre da Eni. Al calendario dell’amministrazione comunale mancano ancora due anni e Messinese, più per incapacità di altri che per meriti propri, potrebbe completare il mandato consegnatogli da quegli stessi cittadini che tre anni fa, sotto al palco di pizza Umberto I, magari già sapevano di non essere destinati al “centro del mondo”, ma che qualcosa in più se la sarebbero aspettata. Giunta e consiglio comunale continuano a darsele di santa ragione, ma nessuno sembra disposto a lasciare il municipio.