Gela. I poliziotti del commissariato erano alla ricerca di un giovane latitante, che diversi anni fa aveva fatto perdere la proprie tracce. Monitorando alcune aree della città e i contatti avuti da soggetti vicini al giovane, venne individuata un’abitazione. Inizialmente, sembrava potessero esserci delle armi. In realtà, la perquisizione, per quest’aspetto, diede esito negativo. In una mansarda, però, i poliziotti trovarono più di centomila euro, suddivisi in mazzette da cinquemila euro e conservati in buste di plastica. Per gli inquirenti, quei soldi avrebbero avuto un’origine sospetta, forse collegabili ad attività illecite. A processo, davanti al collegio penale del tribunale, ci sono le donne che vivono in quell’abitazione. Due sorelle, che come ha raccontato in aula uno dei poliziotti arrivati nell’abitazione, convivevano insieme alla madre. Secondo il difensore, l’avvocato Claudio Cricchio, quel denaro faceva parte dei risparmi di famiglia, legati anche all’attività del padre delle donne imputate, un autotrasportatore, poi deceduto per un incidente sul lavoro.
Secondo il legale, non ci sarebbero state irregolarità né collegamenti tra i soldi ed eventuali attività illecite. Il poliziotto ha spiegato come arrivarono all’abitazione, ricordando appunto il ritrovamento del denaro in una mansarda. “In quella casa erano stati lasciati alcuni pacchi, da soggetti che monitoravamo”, ha detto.