Gela. Fino a qualche mese fa, nonostante l’isolamento politico fosse già una condizione conclamata, il gruppo di fedelissimi del sindaco Domenico Messinese sembrava comunque tenere, quasi blindato, in cerca di una collocazione partitica che potesse chiudere il cerchio. Il cerchio, invece, è andato in frantumi e adesso quelli che erano i “partigiani” del primo cittadino ne sono diventati i più aspri oppositori politici, fuori dal municipio. Due ex assessori, Francesco Salinitro e Flavio Di Francesco, insieme ad Emanuele Ferrara (già segretario cittadino di Sviluppo Democratico), che ha seguito Messinese fin dai tempi del Movimento cinque stelle, non risparmiano nulla né a lui né al vicesindaco Simone Siciliano. Confluiti nell’Unione dei Siciliani, il movimento tenuto a battesimo dal vicepresidente della Regione Gaetano Armao, attaccano a testa bassa, soprattutto intorno alla vicenda dei rapporti con Malta, a cominciare dal progetto di gasdotto, appena presentato in pompa magna in città (anche se di risvolti economici a livello locale non se ne vedono molti). Per gli ex assessori, infatti, Malta si sarebbe presa praticamente tutto e anche l’hub del gas naturale liquefatto, cavallo di battaglia principe del duo Messinese-Siciliano, avrebbe preso la direzione dell’isola. “Per logica nessun tubo deve partire da Gela prima che si realizzi l’impianto Gnl – hanno scritto in una nota dell’Unione dei Siciliani – L’Eni, la Regione e lo Stato hanno assunto impegni precisi in tal senso che non possono essere disattesi. Il Comune di Gela non può in alcun modo favorire questo disegno dei maltesi che gioca con il futuro dei gelesi e dei siciliani”.
Insomma, per gli ex fedelissimi, i maltesi, appena ospitati in città dall’amministrazione comunale, avrebbero fatto spesa, mettendo in cascina gas e hub. Addirittura, di “grande tradimento” scrive Angelo Caci, ex candidato alle regionali per gli alfaniani di Alternativa Popolare e fino a qualche tempo fa “pupillo” politico del vicesindaco Simone Siciliano, che aveva puntato proprio sulla sua candidatura per sbancare il tavolo e dare una vera collocazione politica alla giunta. I risultati hanno detto altro e proprio la carta giocata da Siciliano ha praticamente fatto implodere la seconda giunta Messinese. “Il primo grande tradimento politico a Gela si manifestò con la chiusura della Raffineria (senza nessuna programmazione e giusti oneri di compensazione) – scrive sui social – il secondo grande tradimento arrivò con il battesimo del metanodotto Gela-Malta. Mi auspico che alle prossime amministrative, gli elettori abbiano ben impresso il volto di questi signori”. Nel conto, bisogna pure mettere l’addio fresco fresco di un altro fedelissimo, l’ex assessore al bilancio Fabrizio Morello (pilastro della triade composta anche dal sindaco e dal suo vice), e quello meno recente dell’imprenditore Maurizio Melfa (chiamato in giunta dal sindaco e dal suo vice). Quelli che lo volevano blindare, pensando di conquistare mari e monti, ora si aggiungono al lungo elenco di oppositori, sempre in aggiornamento, in attesa che i “responsabili” possano portare consiglio.