Gela. “La questione del demanio a Bulala risale ormai agli anni ’60. C’è stato anche chi ha pagato i canoni. Non bisogna però generalizzare. Ci sono ancora agricoltori che non rispettano le regole e vanno puniti. Ma non tutti gli agricoltori locali sono delinquenti”. L’agronomo Piero Lo Nigro rilancia la necessità di un vero confronto istituzionale, anche dopo quanto emerso dal sopralluogo effettuato dalla capitaneria di porto, su indicazione diretta del Ministero dell’ambiente. “Sono cose che già scrivevo oltre dieci anni fa e ho ripetuto in consiglio comunale – dice ancora – in quella zona, c’è stato un arretramento della costa almeno di 300 metri. I lavori effettuati nel porto hanno del tutto modificato i flussi. Ormai, non si sa più qual è il vero profilo della battigia. Perché non ci sono stati interventi? Mi dispiace dirlo, ma la Regione e gli assessorati competenti sono stati latitanti. Serve un vero tavolo tecnico, fatto di esperti e non di liberi pensatori. Che futuro si vuole dare ad un’area con oltre 860 aziende, che occupano non meno di 4.500 lavoratori, solo nel diretto? Li dobbiamo mettere in cassa integrazione? Gli diamo il reddito di cittadinanza? Ormai, le aziende che rispettano le regole e smaltiscono plastica e rifiuti pericolosi con regolari convenzioni sono la maggioranza. Al contrario, chi brucia i rifiuti è un delinquente. Danneggia chi ogni mattina si sveglia alle quattro o alle cinque per lavorare. Non voglio giustificare chi viola le regole e commette reati, ma non è ammissibile una criminalizzazione generale”. Senza veri controlli la costa di Bulala, a ridosso della Riserva orientata Biviere, si è trasformata in una “Terra dei fuochi”, dove si brucia di tutto. Più volte l’hanno denunciato gli operatori della Lipu.
“Il confronto istituzionale deve essere vero e approfondito, esteso alle organizzazioni del settore – aggiunge Lo Nigro – valutiamo con attenzione il piano di gestione. Gli agricoltori sono pronti a seguirlo, ma servono certezze. Quali plastiche si possono utilizzare? Ormai, la gran parte delle imprese di quel territorio sono tutte munite di regolari fascicoli aziendali. E’ tutto tracciato. E’ sempre utile l’interessamento dei deputati, ma probabilmente non erano ancora nati quando la questione del demanio a Bulala era già emersa. In tutto questo tempo, non è mai stato fatto nulla. Io l’ho scritto, come hanno fatto anche gli operatori della Riserva. L’amministrazione comunale, che sta dimostrando interesse verso il comparto agricolo, deve avere un ruolo importante. Non è un territorio che può produrre solo vino e carciofi. Il 75 per cento sono serre. Nella zona di Bulala, la produzione tocca un valore di centinaia di milioni di euro, su un totale di oltre 1.200 ettari”. Le regole vengono spesso violate, ma allo stesso tempo gli operatori del settore ritengono che ci sia il bisogno di trovare un equilibrio tra tutela ambientale e lavoro.
” I lavori effettuati nel porto ne hanno modificato i flussi” ma si riferisce al porto di Gela ? O di Licata.
Ancora aspettiamo il dragaggio e l’ allungamento del braccio di ponente
del nostro porto ,se così si può chiamare