Gela. I fronti critici nell’indotto della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore si aprono con frequenza ormai emergenziale. Il vertice in prefettura. Adesso, in attesa di un nuovo vertice sul caso Smim, tocca ad Eurocoop. Nelle scorse ore, davanti ai funzionari della prefettura di Caltanissetta, i rappresentanti sindacali delle sigle metalmeccaniche di Fiom, Fim e Uilm e i responsabili aziendali si sono confrontati davanti a ritardi nei pagamenti che, in alcuni casi, sfiorano i due anni. Morale della favola, in cassa non c’è liquidità. Di conseguenza, l’unico modo per coprire i pagamenti spettanti agli operai si chiama cassa integrazione ordinaria: un’ulteriore tranche che, però, è ancora in bilico. Così, i segretari Orazio Gauci, Angelo Sardella, Nicola Calabrese e gli altri rappresentanti sindacali presenti, compreso l’esponente Fiom Paolo Di Benedetto, hanno chiesto chiarezza ai titolari e agli amministratori giudiziari che, in questa fase, guidano Eurocoop. In sostanza, l’azienda metalmeccanica, da alcuni anni presente nell’indotto Eni con una cinquantina di operai alle proprie dipendenze, non disporrebbe di concrete prospettive lavorative: niente commesse da Eni e niente progetti a breve scadenza. A questo punto, coprire gli stipendi arretrati diventa sempre più arduo. Sindacati e funzionari della prefettura nissena hanno comunque ribadito di voler tenere alta l’attenzione soprattutto in merito alla destinazione dei fondi che dovrebbero arrivare dalla cassa integrazione ordinaria, magari cercando di fare in modo che ad incassarli siano direttamente gli operai.