Brindiamo alla morte…Lorenzin chiamò!

 
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Qui,i locali chiudono alle 2:00. Anzi, alle 3:00 perché è di qualche ora fa


la decisione del sindaco di spostare le lancette. Punto.

Punto, perché sulla questione avrei potuto sciorinare mille riflessioni  e avevo anche pensato di farlo proprio oggi. Poi, però, la Lorenzin mi ha rapita e io non ho posto resistenza alcuna. Il video della vergogna che vede una Lorenzin trafelata scappare sotto le ali protettrici delle guardie del corpo, l’ho rivisto fino allo sfinimento intellettuale. Fino a dar fondo al mio desiderio di guardarla in faccia la verità e di spremerla! Non volevo perdermi nulla. Il suo incedere veloce, per esempio, era da gustare fino all’ultima falcata, prima di raggiungere l’auto. Il suo modo spicciolo di congedare il sindaco come spesso congediamo, al semaforo, chi ci chiede di comprare un accendino e noi chiudiamo il finestrino e facciamo segno di no con la mano, era da non perdere.

“Ministro, a Gela si muore!”

Si volta un attimo e riprende la corsa. Arriva in macchina, si sbriga ad entrare

”Che cacchio vuole?”

“Scontro tra il sindaco e la Lorenzin”, tuonava giustamente questa testata.

 Io dico, scontro tra la rabbia e la superficialità. La superficialità, forse, di chi crede che le cose della Vita non la riguarderanno mai e se ne starà sempre lì ad organizzarle, a gestirle, a regolamentarle. Per come può, certo. In fondo, ma cosa mai ti puoi aspettare da una che non è stata in grado di declinare la Vita e le Nascite –  non è che ce lo siamo scordati chi è lei e cosa è stata in grado di partorire a proposito di quell’orrenda campagna sulla fertilità…Fertility day, così l’avevano ribattezzata – non si affatichi, ci aspettiamo la stessa illuminata capacità di gestire il contrario della nascita, la morte, cara il Ministro di sé stessa.

Non è che il dolore o la morte  hanno una tessera, non è che hanno un partito.

Sì, lo so che cosa sta pensando, “che cacchio vuole la morte?”.

Te lo dico io, vuole dignità, assistenza e vuole tempo. Tempo per batterla sul tempo se è possibile, altrimenti niente, cacchio! Che cacchio vuole Gela? Ah beh! Cara Beatrice devota alla cicogna e alla clessidra, potrei dirti che Gela vuole rispetto ma che banalità sarebbe se lo dicessi proprio a te che pensi di essere nata su Venere e che, né pioggia né tempesta né paura,dovranno mai colpire la Terra perché, se mai accadesse, essendo degnamente te, scapperesti pensando…“ma io non ho tempo,che cacchio vuole il rispetto? Il rispetto vota?”.

No, non vota. Non vota neanche il sonno, quello eterno. Non vota neanche la paura. Lì, non c’è campagna elettorale che tenga. Se fossi in te, penserei ad un’altra campagna da lanciare, magari una che riguarda la tua materia, perché certo, la sanità è materia tua, come lo è l’empatia.

Insomma, la campagna sulla sanità, come idea lancio potrebbe proprio prevedere la tua faccia. Quando si dice “metterci la faccia”.

Tu potresti fare un giro  nel nostro ospedale, bada bene però devi essere forte e coraggiosa, e mentre libri tra i corridoi, potresti  sussurrare, “che cacchio volete?”.

Poi mi hai annoiata e ho smesso di pensare a te.

Abbandonata la tua triste e sbiadita immagine che manco il prosciutto con la muffa dimenticato in frigo, ho guardato la Rabbia e ho ascoltato quella del sindaco che, finalmente, tuona. Quella che scuote, percuote, cura e squarcia te e la tua superficialità spicciola…anche se non sempre la rabbia, per essere rabbia vera, necessita di un video da postare. E sono stata orgogliosa di non essere te. Di non essere superficialmente te, ma degnamente me. Vieni da noi Beatrice cara, fino alle 03:00, qui, i locali sono aperti (non so per quanto eh!), ti offro il cocktail alla Lorenzin, una spruzzata di limone acido che troverà casa in te e te lo spiego io che cacchio vogliamo.

Vieni un po’ prima però. Se arrivi tardi, che so alle 3:05, potrò offrirti solo acqua. Quella gialla, da rubinetto! Gialla come te.

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