Blitz “Stella cadente”, aperto dibattimento contro stiddari: antiracket parte civile

 
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Gela. L’antiracket è parte civile nel giudizio che si è aperto questa mattina nei confronti di undici presunti stiddari, che avrebbero fatto parte del gruppo, secondo gli inquirenti capeggiato dai fratelli Di Giacomo. E’ stato aperto il dibattimento. La costituzione, già annunciata dal presidente dell’associazione “Gaetano Giordano” Renzo Caponetti e dalla federazione, è stata accolta dal collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Marica Marino ed Ersilia Guzzetta). Gli imputati sono stati coinvolti nel maxi blitz “Stella cadente”. Oltre alla costituzione dell’antiracket, avanzata dall’avvocato Mario Ceraolo, sono state ammesse le richieste giunte dai legali di esercenti e ambulanti che sarebbero stati taglieggiati. In base a quanto emerso dall’inchiesta, Bruno Di Giacomo e il fratello Giovanni Di Giacomo avrebbero imposto aziende di fiducia, anche nel settore delle forniture ai bar cittadini. Gli esercenti sottoposti a minacce e ritorsioni sono costituiti in giudizio con gli avvocati Valentina Lo Porto (che rappresenta i titolari di due diverse imprese commerciali) e Alessandra Campailla (che ha avanzato la richiesta per conto di un ambulante). Parte civile, ma solo per alcuni capi di imputazione, è anche uno degli imputati, Rocco Di Giacomo. A giudizio, sono finiti Giovanni Di Giacomo, Salvatore Antonuccio, Samuele Cammalleri, Alessandro Pennata, Vincenzo Di Giacomo, Benito Peritore, Vincenzo Di Maggio, Giuseppe Truculento, Giuseppe Vella, Giuseppe Nastasi e lo stesso Rocco Di Giacomo. Il pm della Dda di Caltanissetta Matteo Campagnaro ha esposto le richieste istruttorie, nel corso di una delle prime udienze tenutasi sotto applicazione delle disposizioni anti-Covid e a porte chiuse, con la presenza solo di magistrati, avvocati e cancellieri. Dai banchi dell’accusa, è stata inoltrata la richiesta di perizia sul contenuto delle intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre alla sospensione dei termini delle misure di custodia cautelare per la complessità dell’intera istruttoria. Secondo i pm della Dda di Caltanissetta e i poliziotti della mobile nissena e del commissariato di via Zucchetto che hanno messo a segno il blitz, gli stiddari si erano riorganizzati, avendo la disponibilità di armi e uomini. Non è mai stato escluso il rischio di un ritorno al conflitto con uomini di Cosa nostra.

Gli imputati avrebbero puntato ad imporre le proprie regole, in diversi settori, mettendo sotto scacco decine di esercenti. Ci sarebbero stati danneggiamenti a colpi di arma da fuoco e incendi. L’antiracket “Gaetano Giordano” ha accompagnato diverse vittime che hanno deciso di denunciare. Gli stiddari, secondo gli inquirenti, sarebbero stati violenti e pronti a colpire. I particolari di diverse azioni sono state rivelate dal collaboratore di giustizia Giovanni Canotto, che era a disposizione del gruppo, almeno prima che iniziasse a collaborare con i magistrati. Altri presunti complici hanno invece optato per il giudizio abbreviato. In aula, si tornerà a giugno e il collegio si pronuncerà su tutte le richieste e sulle eccezioni, avanzate dai legali di difesa degli imputati. I coinvolti sono rappresentati dagli avvocati Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio, Ivan Bellanti, Giovanna Zappulla, Cristina Alfieri, Enrico Aliotta e Antonio Impellizzeri.

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