Blitz “Extra fines”, condanne a Rinzivillo e ai sodali: nuovo termine per motivazioni

 
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Gela. Sarà necessario un termine ulteriore per il deposito delle motivazioni che a marzo hanno condotto il gup del tribunale di Caltanissetta ad emettere pesanti condanne nei confronti del boss sessantenne Salvatore Rinzivillo e dei suoi presunti sodali, tutti coinvolti nell’inchiesta “Extra fines”. A Rinzivillo, ritenuto dagli investigatori nuovo reggente della famiglia, dopo l’investitura ricevuta dai fratelli ergastolani, il giudice ha imposto la condanna a venti anni di reclusione. Il magistrato ha comunicato che saranno necessari altri sessanta giorni per il deposito delle motivazioni. Le difese sono già pronte a valutarle e a presentare appello. Oltre alla condanna a Rinzivillo, ne sono state emesse altre undici, al termine del giudizio abbreviato. Tredici anni e quattro mesi sono stati imposti all’avvocato Giandomenico D’Ambra, ritenuto vicino a Rinzivillo e che avrebbe intrecciato una serie di affari a Roma; dodici anni e dieci mesi di reclusione per Ivano Martorana, ritenuto referente di Rinzivillo in Germania soprattutto per il traffico di droga; undici anni a Gaetano Massimo Gallo e due anni e otto mesi a Giuseppe Flavio Gallo (nei suoi confronti il pm aveva chiesto l’assoluzione); dieci anni e otto mesi ciascuno a Filippo Giannino, Emanuele Romano, Alessandro Romano, Aldo Pione e Rosario Pione; dieci anni al carabiniere Marco Lazzari e a Rolando Parigi. Rinzivillo e i suoi sodali, secondo le accuse, avrebbero avuto la possibilità di ottenere informazioni riservate, attraverso i loro contatti tra le forze dell’ordine, imponendo aziende di fiducia in diversi settori. I legali degli imputati attendono di valutare le motivazioni che verranno depositate, per poi proporre appello.

Altri presunti complici sono attualmente a processo davanti al collegio penale del tribunale di Gela. Gli imputati sono rappresentati dai legali Roberto Afeltra, Cristina Alfieri, Francesco Enia, Giuseppe D’Acquì, Rocco Guarnaccia, Giovanni Lomonaco, Michele D’Agostino, Umberto Goffi, Angelo Pacchioni, Patrizio Mercadante, Domenico Mariani, Giuseppe Minà, Francesco Maggiolini e Pierpaolo Dell’Anno. Nel giudizio è parte civile uno degli imprenditori che avrebbe subito minacce, rappresentato dall’avvocato Vittorio Giardino.

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