Gela. Ad inizio gennaio, i giudici della Corte di Cassazione avevano annullato la condanna imposta al sessantenne Salvatore Rinzivillo, almeno sul punto relativo al metodo mafioso e al favoreggiamento del gruppo criminale. Decisione che ha toccato le accuse mosse a Rinzivillo nell’inchiesta “Druso”, il troncone romano della maxi inchiesta antimafia “Extra fines”. In base al pronunciamento dei magistrati di Cassazione, nei prossimi giorni Rinzivillo dovrà presentarsi nuovamente davanti ai giudici della Corte d’appello di Roma, che lo avevano condannato a dieci anni e otto mesi di reclusione. E’ stata fissata l’udienza e la Corte d’appello dovrà tenere in considerazione la pronuncia di Cassazione, per rideterminare l’entità della pena, che era già stata ridotta rispetto ai quindici anni e dieci mesi di detenzione, decisi invece dal gup romano al termine del giudizio abbreviato.
I legali di Rinzivillo, gli avvocati Roberto Afeltra e Annarita Franchi, sono convinti che non ci siano i presupposti per contestare al sessantenne la reggenza del clan, come invece ritengono ormai gli inquirenti, che lo considerano l’erede dei due fratelli ergastolani, Antonio Rinzivillo e Crocifisso Rinzivillo. Salvatore Rinzivillo, in base all’indagine “Druso”, avrebbe dato l’ordine di mettere sotto estorsione le titolari di un’azienda laziale di ortofrutta e un loro familiare, che gestisce un locale nel centro di Roma. I gelesi si sarebbero mossi nella capitale per riscuotere crediti di imprenditori a loro vicini. Il boss è già stato condannato, seppur non in via definitiva, in altri filoni processuali, scaturiti dall’inchiesta madre “Extra fines”.