Gela. Le pesanti condanne, per un traffico di droga che avrebbe fatto capo al boss Salvatore Rinzivillo, lo scorso anno vennero quasi del tutto confermate dalla Corte d’appello di Caltanissetta. Ad inizio aprile, saranno i giudici di Cassazione ad esprimersi sulle posizioni dei coinvolti nell’inchiesta “Cleandro”. Scelsero il giudizio ordinario. Gli investigatori si concentrarono su un gruppo di agrigentini, che vissero Germania, e sul gelese Riccardo Ferracane (assistito dal legale Giovanni Lomonaco). Per l’accusa, erano gli imputati a garantire il supporto al boss, a sua volta condannato per questi fatti e ristretto al 41 bis. Le difese hanno formalizzato i ricorsi e la Cassazione si esprimerà appunto ad aprile. In appello, i magistrati nisseni disposero tredici anni e dieci mesi di detenzione per Francesco Doddo e Vincenzo Spiteri, entità ridotta rispetto alla decisione del collegio penale del tribunale di Gela. Tredici anni e dieci mesi di reclusione anche per Giuseppe Cassaro, tredici anni e quattro mesi per Riccardo Ferracane e per Gabriele Spiteri. Gli agrigentini Giuseppe Cassaro, Vincenzo Spiteri e Gabriele Spiteri avrebbero avuto contatti diretti per la droga in Germania. Il referente in città sarebbe stato Ferracane. Il Gico della guardia di finanza e la squadra mobile portarono avanti l’inchiesta, estesa alla zona di Roma, dove Rinzivillo risiedeva.
Secondo le difese, l’attività investigativa non portò ad avere la comprova effettiva di un traffico di droga gestito sotto l’egida del boss. Più in generale, i legali degli imputati escludono che siano mai emerse prove concrete del traffico di droga e di contatti fuori dai confini italiani, dove Rinzivillo per gli investigatori poteva contare su Paolo Rosa e Ivano Martorana, condannati sempre nel contestato dell’inchiesta. Solo a Doddo non veniva contestata l’associazione mafiosa.