Blitz antimafia “Ianus”, Dda ha chiesto il rinvio a giudizio: fissate udienze per l’abbreviato

 
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Gela. Devono andare a processo, perché inseriti nel contesto delle famiglie di mafia dei Rinzivillo e degli Emmanuello, attive principalmente nel traffico di sostanze stupefacenti. Questa mattina, la Dda di Caltanissetta ha confermato la richiesta di rinvio a giudizio per gli imputati, coinvolti nel maxi blitz “Ianus”, che non hanno optato per riti alternativi. La prossima settimana, sempre davanti al gup nisseno Lorena Santacroce, saranno i difensori a concludere. Secondo i legali degli imputati, mancherebbero gli estremi per giustificare il rinvio a giudizio dei coinvolti. È già stato stilato un folto calendario di udienze, necessario per i tanti riti alternativi autorizzati. Gran parte degli imputati ha infatti deciso di percorrere la strada dell’abbreviato, che sarà condotto proprio dal gup. Gli accusati che saranno rinviati a giudizio, invece, andranno a processo davanti al collegio penale del tribunale di Gela. Stando agli inquirenti, le figure di vertice di Cosa nostra locale erano Giuseppe Tasca, per i Rinzivillo, e Crocifisso Di Gennaro, sulla sponda degli Emmanuello. Intorno a loro, pare si muovessero gli interessi dei clan, per la droga e per il controllo di attività economiche. Tra le parti civili, c’è il Comune di Gela, su mandato dell’amministrazione, rappresentato dall’avvocato Giusy Ialazzo. Sono parti civili inoltre il Ministero dell’interno, attraverso l’Avvocatura dello Stato (con il legale Giuseppe Laspina), il Comune di Canicattì e un’associazione antiracket. Sono imputati, Giuseppe Tasca, Ignazio Agrò, Vincenzo Alberto Alabiso, Giuseppe Alaimo, Massimiliano Astuti, Gianluca Attardo, Salvatore Azzarelli, Giuseppina Bonanno, Giuseppe Borgese, Salvatore Castorina, Benedetto Giuseppe Curvà, Alberto Pasquale Di Dio, Crocifisso Di Gennaro, Giacomo Di Noto, Giuseppe Domicoli, Graziana Domicoli, Maurizio Domicoli, Vincenzo Donzella, Brahallan Ivan Escobar Buritica, Dario Gagliano, Gioacchino Giorgio, Rosario Greco, Rocco Grillo, Manuel Ieva, Giuseppa Lauretta, Angelo Lorefice, Daniele Mangiagli, Luca Marino, Loredana Marsala, Marius Vasile Martin, Vincenzo Mazzola, Salvatore Mezzasalma, Diego Milazzo (1984), Diego Milazzo (1994), Morena Milazzo, Orazio Monteserrato, Salvatore Nocera, Mohamed Matar Hassan Omar, Nicola Palena, Fabio Palumbo, Emanuele Pantano, Andrei Pascal, Giuseppe Pasqualino, Alessandro Pellegrino, Alessandro Peritore, Calogero Orazio Peritore, Antonio Rapicavoli, Mirko Salvatore Rapisarda, Dario Rinzivillo, Giovanni Rinzivillo, Rocco Rinzivillo, Samuele Rinzivillo, Vincenzo Romano, Vincenzo Scerra, Carmelo Scilio, Filippo Scordino, Giuliano Giovanni Scordino, Luigi Scuderi, Giuseppe Sicurella, Giuseppe Sinatra, Antonio Solazzo, Salvatore Taormina, Giuseppe Terrasi, Mario Tomaselli e Giuseppe Verdelli.

I coinvolti che hanno scelto l’abbreviato verranno sentiti nelle prossime udienze, prima che si proceda con le richieste dell’accusa e dei difensori. Per Vincenzo Donzella, (con il legale Salvo Macrì), Samuele Rinzivillo (difeso dall’avvocato Carmelo Terranova) e Manuel Ieva (difeso dagli avvocati Flavio Sinatra e Luca Cianferoni), gli atti, la scorsa settimana, sono ritornati ai pm. Le difese hanno esposto eccezioni sul decreto di fissazione dell’udienza preliminare e sulla richiesta di rinvio a giudizio, per vizi di notifica. La decisione del gup, sia per il giudizio ordinario sia per gli abbreviati, potrebbe essere emessa ad aprile. I sessantacinque imputati sono rappresentati dagli avvocati Flavio Sinatra, Davide Limoncello, Carmelo Tuccio, Salvo Macrì, Angelo Cafà, Cristina Alfieri, Rosario Prudenti, Rocco Cutini, Nicoletta Cauchi, Lia Comandatore, Domenico Cacocciola, Maria Lucia D’Anna, Teresa Raguccia, Salvatore Bruzillà, Dario Polizza Favaloro, Salvatore Pace, Giuseppe Cascino, Luigi Zinno, Andrea Giannino, Carmelo Terranova, Filippo Spina, Alfonso Abate, Luca Cianferoni, Danilo Tipo, Paolo Ingrao, Antonio Montana, Calogero Meli, Gioacchino Marletta, Debora Speciale, Giovanni Lomonaco, Salvatore Pennica e Giuseppe Dacquì.

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