Gela. Riprenderà il 2 settembre il confronto tra sindacati e vertici della raffineria Eni di contrada Piana del Signore in vista del nuovo round d’incontri già calendarizzato fra i tavoli del ministero dello sviluppo economico.
In ballo, infatti, c’è il prossimo assetto produttivo della fabbrica dopo la protesta, durata quasi un intero mese, contro il paventato piano di ridimensionamento. Il nodo da sciogliere è presto emerso: si continuerà a raffinare oppure si aprirà del tutto al programma per la produzione di biocarburanti, alla base di un’eventuale riconversione degli impianti di raffineria?
Da un lato del tavolo, ci sono i sindacati di categoria e quelli confederali, assistiti dalle sigle nazionali, che non vedono assolutamente di buon occhio la riorganizzazione della fabbrica nella versione tutti incentrata sui biocarburanti. Significherebbe, stando alla loro posizione, un ridimensionamento d’organico sia nel diretto sia, soprattutto, nell’indotto.
Posti di lavoro persi e la concreta possibilità che la raffinazione dica definitivamente addio al sito di contrada Piana del Signore. Dall’altro lato del tavolo, invece, c’è il gruppo Eni fermamente convinto che qualcosa debba cambiare sul fronte degli investimenti in città: la raffinazione vecchio stile sarebbe fin troppo controproducente per gli attuali conti del cane a sei zampe che preferirebbe altri lidi, trasformando la fabbrica in un serbatoio per la produzione dei biocarburanti e in un deposito di riferimento.
Intorno alla metà del mese di settembre le idee, anche se già sufficientemente chiare, dovrebbero diventare granitiche. La linea 1 dello stabilimento ripartirà? In molti, soprattutto tra gli addetti ai lavori e nonostante il recente accordo concluso davanti al prefetto di Caltanissetta Carmine Valente, sembrano decisamente scettici. Intanto, già venerdì a Roma, i sindacati nazionali si incontrano per meglio delineare le strategie sia sul fronte della vertenza Gela che su quello di Venezia, entrambi poli industriali in cerca d’autore. Chi la spunterà? Molti lavoratori della raffineria sembrano già conoscere la risposta ma preferiscono pensare a come esorcizzarla, almeno per il momento.