Gela. La confisca dei beni riconducibili agli imprenditori del gruppo Luca e ai loro familiari va confermata. Una richiesta in tal senso è stata avanzata dai banchi dell’accusa, con la procura generale nel giudizio di appello successivo alla decisione già emessa dal tribunale per le misure di prevenzione. La confisca è stata infatti impugnata dalle difese degli imprenditori, che invece escludono un’origine illecita dell’ingente patrimonio. Le misure scattarono a seguito dell’inchiesta “Camaleonte” che ha toccato proprio gli imprenditori. Davanti al collegio penale del tribunale di Gela è in corso l’istruttoria dibattimentale. Per le difese, i Luca furono presi di mira dai clan, sottoposti ad estorsione. Escludono legami con i clan, anche della zona etnea. Per gli inquirenti, invece, ci sarebbe stato un rapporto consolidato. Il tribunale delle misure di prevenzione, lo scorso anno, seppur con alcune modifiche rispetto alle indicazioni iniziali, di fatto confermò in pieno la confisca. Le difese hanno impugnato, producendo ulteriore documentazione e richiedendo di rinnovare l’istruttoria.
Nel corso delle prossime udienze toccherà ai legali degli imprenditori esporre le rispettive conclusioni. Durante il procedimento davanti ai giudici gelesi, sono stati diversi i collaboratori di giustizia che hanno parlato di costanti richieste agli imprenditori per avere denaro e auto. Le difese sono rappresentate dagli avvocati Carlo Taormina, Antonio Gagliano, Filippo Spina, Flavio Sinatra, Carmelo Peluso, Luigi Latino, Fabio Fargetta e Alessandro Diddi.