Gela. Dallo spaccio di droga e fino ai furti, sono diverse le contestazioni alla base della vasta indagine che ha avuto come preludio le misure cautelari della scorsa settimana, nei confronti di cinque coinvolti, accusati della disponibilità di una mitraglietta. I pm della procura, coordinati dal procuratore capo Salvatore Vella, e i poliziotti del commissariato, hanno sviluppato più ambiti di inchiesta che in questi giorni, e almeno fino ad inizio dicembre, si concretizzeranno in interrogatori, destinati a precedere l’emissione dell’ordinanza, sulla base della nuova disciplina normativa. Ieri, il trentanovenne Giuseppe Di Noto, già raggiunto da un provvedimento di custodia cautelare in carcere per i fatti dell’arma, ha ammesso i tanti addebiti per lo spaccio di droga, sottolineando di essersi messo alle spalle quel periodo, definitivamente.
La sua è sicuramente tra le figure di riferimento dell’intera indagine. L’interrogatorio, tra gli altri, è stato sostenuto dal quarantenne Nicolò Morello e dal fratello, trentaseienne, Giovanni Rinzivillo, attualmente detenuto perché toccato dal blitz antimafia “Ianus”. Ad entrambi viene contestato un presunto furto. Assistiti dal legale Filippo Spina, hanno respinto l’accusa, dicendosi del tutto estranei.