Armi e spari a Settefarine, due giovani indagati lasciano il carcere: “Non volevano uccidere”

 
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Gela. Lasciano il carcere di Balate per essere trasferiti ai domiciliari nella propria abitazione. La ricostruzione di quelle ore. I ventunenni Stefano e Massimiliano Trubia erano stati arrestati nelle scorse settimane con l’accusa di tentato omicidio. Sarebbero tra i protagonisti di un presunto regolamento dei conti scattato, nell’estate di un anno fa, fra le strade di Settefarine. Vennero utilizzati fucili e pistole con diversi colpi sparati nell’arco di pochissime ore. I due lasciano il carcere dopo la decisione adottata dai giudici del tribunale del riesame di Caltanissetta. Sono stati i difensori di fiducia, gli avvocati Carmelo Tuccio e Nicoletta Cauchi, a rivolgersi ai magistrati nisseni. Stando alla linea difensiva e alle perizie tecniche, i colpi che sarebbero stati sparati dai giovani non avrebbero raggiunto l’abitazione dei rivali né sarebbero stati indirizzati lungo quella traiettoria. Secondo la difesa, non ci sarebbero gli elementi per contestare il tentato omicidio. I colpi, probabilmente, sarebbero stati esplosi solo per intimidire.

Altri due indagati. In base alla ricostruzione fornita dagli inquirenti, l’azione sarebbe stata successiva a quella partita nei pressi del giardino della legalità. In quel caso, le indagini si sono concentrate sul sessantottenne Rocco Cinardi e sul ventiduenne Francesco Carfì, finiti ai domiciliari. I loro difensori di fiducia, gli avvocati Giuseppe Simonetti e Samantha Rinaldo, a loro volta, si sono rivolti al tribunale del riesame di Caltanissetta. I due indagati, anche davanti al gip, hanno escluso di aver sparato per uccidere i presunti rivali: si sarebbe trattato esclusivamente di un tentativo di difesa.  

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