Gela. Presunti movimenti bancari irregolari, messi in atto durante l’esperienza della banca Sofige, sono stati al centro di una nuova udienza scaturita da un troncone dell’inchiesta “Dirty Money” che, ormai otto anni fa, condusse all’arresto di sette persone, tra funzionari dell’istituto di credito e correntisti.
La corte presieduta dal giudice Lirio Conti ha ascoltato la testimonianza resa da un commercialista, scelto per analizzare i bilanci di una delle aziende d’autotrasporto gestita dalla famiglia Comandatore.
Stando all’accusa, infatti, nonostante la sottoposizione al regime d’amministrazione giudiziaria: notevoli importi sarebbero transitati dalle casse della società verso i conti corrente, accessi proprio tra gli sportelli della banca Sofige, intestati ad Arcangelo Comandatore e Concetta Fiorisi.
La coppia di coniugi, in base all’accusa mossa dai magistrati della direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, avrebbe operato da garante occulto per le attività gestite dal figlio Emanuele Comandatore.
Un sistema che, secondo le contestazioni, sarebbe stato avallato dall’amministratore giudiziario dell’azienda Erminio Mancuso, finito tra gli imputati e difeso dall’avvocato Maria Giambra .
“Da quello che ho potuto constatare – ha detto il professionista davanti al giudice Lirio Conti – nel periodo ricompreso tra l’ottobre del 2004 e il luglio del 2005, quando l’azienda fu sottoposta ad amministrazione giudiziaria, dalle casse uscirono circa centosessanta mila euro a fronte di entrate pari a trecentoottanta mila euro. Il denaro in uscita transitò dai conti corrente dei coniugi Comandatore. Quello in entrata, inoltre, proveniva dagli stessi conti”.
Il prossimo 17 aprile, lo stesso commercialista dovrà rispondere alle domande poste dal pubblico ministero.