Gela. Un anno e sei mesi, con pena sospesa. Il giudice Miriam D’Amore ha accolto le richieste finali della procura, con il pm Luigi Lo Valvo, disponendo la condanna di un carabiniere, che da qualche tempo svolge servizio fuori città. Era accusato di accessi non autorizzati al sistema Sdi delle forze dell’ordine. Come ribadito dalla procura, avrebbe agito in tal modo non per ragioni di servizio o investigative ma per acquisire informazioni sull’ex moglie e su suoi familiari e conoscenti, tutti parti civili con i legali Eleanna Parasiliti Molica, Giuseppe Messina e Giovanni Di Giovanni. Proprio gli avvocati di parte civile hanno insistito per la condanna, nel corso delle rispettive conclusioni. Hanno richiamato altri procedimenti penali attualmente in essere in capo al militare dell’arma, che stando a questa linea avrebbe voluto controllare l’ex, anche sulla base di accertamenti ritenuti anomali nei riguardi di conoscenti e parenti della donna. Le prime verifiche furono condotte proprio dai carabinieri che iniziarono ad accertare presunti accessi non consentiti nel sistema.
L’imputato, oggi, ha voluto rilasciare dichiarazioni spontanee, rifacendosi alle certificazioni del suo stato di servizio, sempre apprezzato dai superiori, così ha riferito. I difensori, gli avvocati Salvo Macrì e Luigi Cinquerrui, hanno esposto una versione del tutto differente da quella della procura e delle parti civili. Secondo le difese, non ci sarebbero stati accessi irregolari al sistema. Quelli registrati, invece, avrebbero riguardato vicende connesse ad adempimenti dell’attività svolta dal militare. Conclusioni che hanno posto escludendo che ci sia mai stata la volontà di acquisire informazioni soprattutto sulla ex consorte. Alle parti civili è stato riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni, da definire in sede civile. Non è stata invece accolta la richiesta di provvisionale. La procura aveva concluso indicando inoltre la trasmissione degli atti ai pm per una presunta falsa testimonianza di un altro militare dell’arma, ora in pensione, sentito come teste. Nel dispositivo del giudice non ci sono stati riferimenti di questo tipo.