Gela. Per le difese, che hanno portato in aula due appartenenti alle forze dell’ordine come testimoni, gli accessi al sistema Sdi sarebbero stati legittimi, legati ad attività di servizio dell’imputato. E’ proprio un loro collega a rispondere a processo di presunte violazioni dovute a dati acquisiti dal sistema. Per i pm della procura, avrebbe fatto accesso, quattro volte, in un’unica giornata, per carpire dati e informazioni dell’ex moglie, dei suoi familiari e di conoscenti. Secondo i legali di parte civile che li assistono, gli avvocati Eleanna Parasiliti Molica e Giuseppe Messina, quanto accaduto con quelle informazioni sarebbe da collegare ad altre vicende che riguardano l’imputato, emerse a seguito di denunce dell’ex consorte. Una connessione che invece i difensori respingono. Gli avvocati Salvo Macrì e Luigi Cinquerrui hanno insistito su questo punto. Già nelle scorse udienze, ha testimoniato l’ex moglie descrivendo situazioni di vita coniugale assai tese e il presunto tentativo dell’ex di acquisire dati e informazioni per danneggiare lei, i suoi familiari e diversi conoscenti.
Nel corso dell’udienza di ieri, tenutasi davanti al giudice Miriam D’Amore, le difese hanno insistito soprattutto su aspetti tecnici delle modalità di accesso al sistema informatico Sdi. La procura indicò situazioni anomale che interessarono direttamente pure conoscenti dell’ex moglie dell’imputato. Stando alle contestazioni, lui avrebbe forzato la mano accedendo ai dati. Le difese, invece, insistono sulla piena legittimità di quanto fatto.