A prova di “muos”

 
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E’ di questi giorni la notizia del “muos contro muos” tra magistratura penale e magistratura amministrativa.  Ed invero, mentre la Cassazione con “decisum” del 10 marzo conferma il sequestro preventivo dell’impianto satellitare “abusivo” perché insistente in zona paesaggistica vincolata (riserva della Sughereta in contrada Olmo a Niscemi), il Consiglio di Giustizia Amministrativa della Regione Sicilia (CGA) dispone tre giornate (e precisamente il 9,10 e 11 marzo) dedicate al rilevamento degli indici inquinanti delle parabole contestate, al fine di poter decidere se riformare o meno la decisione del Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) circa la revoca delle autorizzazioni concesse per la realizzazione del Muos.

Ma delle due l’una: se il massimo organo giurisprudenziale, nella sua sezione penale, con disposto irrevocabile, ha dichiarato che l’opera è stata realizzata in difformità alle norme edilizie con conseguente “periculum” per la salute pubblica, come può un’ altra emanazione dello stesso potere dello Stato, nello specifico il CGA, ritenere legittimo fare dei rilevamenti ambientali proprio ricadenti su quell’area vincolata?

Pertanto, quantomeno in relazione alle giornate del 10 e 11 marzo, tali rilevazioni configurerebbero, a parere di chi scrive, una sorta di “conflitto di poteri” che definirei, a rigor di precisione, “anomalo” perché insistente all’interno dello stesso potere, quello giudiziario appunto, tra due suoi diversi organi.

A nulla varrebbe ribattere che il sequestro è una “misura cautelare reale” emessa su prova “solo” indiziaria perché il superiore principio della certezza del diritto dovrebbe comunque indurre al rispetto dello statuto di “non contraddizione” nell’agire degli operatori del diritto.

Ma v’è di più: in questi stessi giorni di grande trambusto giurisprudenziale, sette persone sono state rinviate a giudizio per il reato di abuso edilizio  sopra menzionato mentre a Niscemi gli abitanti organizzati in comitati, da sempre compatti nello schierarsi contro il Mostro Muos, subiscono le decisioni insindacabili del potere che ha pensato bene di usarli, a mò di cavie, per una sperimentazione senza ritorno e per di più evitando di prescrivere, così come riferito dai comitati “no muos”, qualsivoglia forma di precauzione e tutela della loro salute.

Ma le sperimentazioni degli animali – tanto condannate dagli animalisti – non sono consentite come extrema ratio proprio al fine di salvaguardare il bene supremo della salute e della vita degli umani?

Nel nostro caso registriamo una sperimentazione “a contrario” e “a prescindere”, nel senso che la sperimentazione di impianti nocivi alla salute pubblica è stata disposta indipendentemente e contro la tutela del bene salute e quindi in contrasto con principi costituzionali supremi.

Dove sono finiti gli animalisti?  Pensano davvero che gli abitanti di Niscemi e dintorni siano meritevoli di meno protezione degli animali?

Dove sono piuttosto gli umanisti? Loro sì che potrebbero aiutare questo disgraziato “territorio” a riacquistare dignità sociale e culturale attraverso soluzioni tutt’altro che campanilistiche proprio perchè la moralità universale è basata sulla comunanza della condizione umana.

E poi, soprattutto, qualora queste rilevazioni registrassero un tasso di inquinamento elettromagnetico superiore ai limiti consentiti dalle nostre leggi, siamo così certi che l’America si rassegnerebbe a rinunciare ad un impianto di comunicazione così strategico per l’area del Mediterraneo, specie dopo aver investito ingenti somme di denaro per costruirlo, in barba a qualsiasi ostacolo, anche giuridico, frapposto al suo intento famelico?

A parere di chi scrive la risposta è “no” e ce la fornisce la storia –dagli albori del mondo ad oggi- nonché le dinamiche insite nel potere.

Senza voler entrare in argomentazioni troppo complesse e ad ampio respiro, basta ricordare che le parabole di cui si discute, sono considerate dalla NATO cruciali al dominio degli “States” sul Mediterraneo, più che mai oggi alla luce dell’ emergenza libica.

E sappiamo anche che la NATO non ha mai rinunciato a sue mire espansionistiche, giustificate alla popolazione, dall’esigenza di garantire la “sicurezza” nei territori interessati dal suo intervento; sicurezza che è stata, è e sempre sarà solo un paravento linguistico per legittimare una posizione di dominio e controllo delle sue “colonie” da parte della più grande potenza mondiale, attraverso la guerra.

E la guerra è guerra anche quando il potere abbonisce i “sudditi” con l’argomentazione che i militari partono alla volta di zone interessate da conflitti armati per svolgere missioni di “pace”: ogni qualvolta leggo o sento notizie così formulate, si disegna sul mio volto un sorriso frammisto di rabbia e amarezza.

Tale conclusione è rafforzata alla luce della nascita e dell’operatività dell’Unione Europea, la quale ha ridotto l’Italia a “colonia di colonie”.

Questo è, però, il futuro prevedibile; il presente registra una vittoria indiscutibile della popolazione di Niscemi e della Sicilia tutta, la quale piuttosto che accettare silente decisioni dall’alto, ha fatto sentire la sua voce disperata, anche a fragor di atti giudiziari e a “muos duro”, ottenendo, così, il sequestro dell’impianto abusivo.

Possiamo dire che la “Resistenza” niscemese ha dato prova del suo coraggio e almeno per ora è lecito gridare: “America, stuiti u muos”.

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