Voleva cedere il figlio appena nato, forse dietro un accordo in denaro: due donne a processo

 
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Gela. I primi sospetti pare iniziarono a maturare già tra le stanze dell’ospedale “Vittorio Emanuele”. Per la procura, ci fu il tentativo di alterare lo stato civile di un neonato, così da farlo registrare come figlio di un uomo che vive in provincia ma in realtà nato dalla madre, una trentaduenne di nazionalità romena, e da un altro partner. Probabilmente, stando alla pista seguita dagli inquirenti, c’era stato un accordo dietro il pagamento di una somma di denaro, così che il bambino potesse rimanere insieme alla persona che vive in zona e alla sua effettiva consorte. La trentaduenne romena e una sua connazionale, madre del vero consorte della donna, sono a processo, davanti al collegio penale del tribunale. Le contestazioni sono pesanti. Ci sarebbe stata la piena volontà, secondo le accuse, di vendere il neonato, così da affidarlo ad una coppia che risiede in provincia. Gli altri coinvolti nell’inchiesta, in totale tre, compresa una donna gelese, sono già stati condannati in abbreviato, dal gup del tribunale.

Le due donne romene invece sono a processo, assistite dagli avvocati Francesco Enia e Paolo Testa. Il dibattimento non è stato ancora aperto a seguito di una verifica sulle notifiche destinate alle parti. I fatti risalgono a cinque anni fa. La trentaduenne, madre del bambino, e l’uomo che risiede sul territorio inoltre attestarono falsamente, secondo gli inquirenti, che dalla loro unione fuori dal matrimonio era nato il piccolo. Si recarono negli uffici del Comune di Gela per formalizzarlo.

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