Gela. Definirlo un anno orribile è forse eccessivo, ma sicuramente il 2011 non passerà alla storia come uno dei migliori per lo sport provinciale. Nessuna promozione (se non quella del Macchitella dalla Terza alla Seconda categoria), ma soprattutto è stata l’estate dell’amarezza, della rabbia, dello sconforto.
In un solo mese Gela ha visto vaporizzare il calcio professionistico dopo 17 anni ininterrotti tra C2 e C1. Nello stesso mese anche l’Eurotec, retrocessa dalla serie A2, ha deciso di lasciare la grande pallavolo, ripartendo dalla serie C regionale. Uno choc fortissimo per i tifosi di calcio, ma anche di pallavolo, che hanno visto il grande sport scomparire in un sol colpo.
Gela riparte della Promozione con l’Atletico. La squadra, tutta formata da giovani gelesi (tranne Iannello), ha preso Di Somma per puntare dritto almeno all’Eccellenza. Che sia attraverso i play off o da prima in classifica lo deciderà il girone di ritorno. Il pubblico però diserta lo stadio e nelle ultime gare erano poche centinaia i tifosi presenti al Presti. Situazione anche qui paradossale. Nell’anno in cui scompare il Gela il Comune completa i lavori del nuovo manto erboso rinforzato di ultima generazione. Un green stile stadi inglesi, che però non vedrà per chissà quanti anni squadre professionistiche.
Chi sono i responsabili di questo sfascio? Questa estate abbiamo assistito ad un continuo scambio di accuse tra Angelo Tuccio, presidente del Gela, e il sindaco Angelo Fasulo. Il primo ha accusato il secondo di aver decretato con il suo atteggiamento la morte del Gela calcio. Lasciato solo a gestire tutta la società, il patron biancazzurro non ha saputo e potuto affrontare l’onere di un’altra stagione carica di incognite. Al sindaco è mancata la capacità di trovare alternative a Tuccio, e, ancora peggio, nuovi imprenditori disposti a fare la serie D, e addirittura l’Eccellenza. In questo marasma non bisogna dimenticare altre componenti. Il Consiglio comunale di Gela e i quattro deputati gelesi se ne sono stati alla finestra a vedere scomparire una delle cose di cui vantarsi in ambito nazionale. E neanche i tifosi sono esenti: quelli ad esempio che a gennaio hanno insultato Tuccio allo stadio davanti moglie e figli, e quelli che lo hanno disertato quando la squadra era seconda in classifica. E poi quegli imprenditori che con la scusa che Tuccio è un accentratore neanche quando vi era la possibilità si sono fatti avanti.
Discorso simile per la pallavolo. Il palazzetto era quasi sempre pieno ma i paganti pochi. E se si vuole vedere uno spettacolo di altissimo livello non si può fare fronte solo su un imprenditore (Massimo Barranco) per un torneo di serie A2. Risultato? Scomparsa nell’indifferenza.