Truffa, falso e concussione, la procura chiude le indagini per 52 persone

 
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Gela. La procura ha chiuso le indagini relative all’inchiesta  Cash flow che nel luglio dello scorso anno ha portato all’arresto di 19 persone, sette dei quali ai domiciliari. Complessivamente sono 52 gli indagati accusati a vario titolo di diversi reati.

Dall’emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per decine di milioni di euro alla “ristrutturazione dei debiti” attraverso ripianamenti inesistenti e illecite compensazioni di debiti fiscali, dalla redazione di falsa documentazione necessaria per l’ottenimento della riabilitazione di soggetti protestati nonché per la cancellazione di dati dal sistema di informazioni Creditizie.

Le indagini sono nate da due filoni investigativi connessi. Due le organizzazioni scoperte. Da un lato un imprenditore-consulente aziendale più volte coinvolto in procedimenti penali e, dall’altro, un consulente tributario promotore di un sofisticato sistema di creazione di documenti privati e pubblici, costruiti ad hoc nel proprio studio di  professionale di Agrigento.

Fabio Fasulo è considerato dalla procura il perno dell’organizzazione criminale. Secondo la magistratura  erano capaci di inventarsi commesse di lavoro di  prestigio.   

Le istanze da presentare invece dallo studio dell’agrigentino Giuseppe Deni erano tutte false. Il creditore rilasciava la dichiarazione l’atto che era tutto risolto con tanto di timbro. L’autorità rilasciata l’atto e il soggetto veniva riabilitato e venivano cancellati i protesti. L’attività investigativa, sviluppata dalle aliquote Guardia di Finanza e Polizia della sezione di polizia giudiziaria della Procura, ha permesso di accertare truffe per circa dieci milioni di euro.

 

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