Tentato omicidio ed estorsioni, “condanne per i Pisano”: pm, “stritolavano gli operatori agricoli”

 
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Gela. Orazio e Giuseppe Pisano, padre e figlio, avrebbero dettato legge nelle aree rurali tra Borgo Manfria e Mangiova. Qualsiasi attività doveva passare dal loro consenso, compresa la raccolta della paglia. “Stritolavano” agricoltori e operatori del settore, anche con l’imposizione di estorsioni. Il pm Fabrizio Furnari, nel corso di una lunga e articolata requisitoria, ha tracciato gli aspetti salienti dell’inchiesta partita dal tentato omicidio di Carmelo Palmieri, ferito a colpi di fucile, proprio nella zona di Borgo Manfria. Secondo l’accusa, venne preso di mira perché non ligio ai diktat imposti dai Pisano, nonostante abbia poi spiegato di aver pagato, in alcuni casi. Per il pm, a sparare fu Giuseppe Pisano. Palmieri rimase ferito ma riuscì a salvarsi. Da quel fatto, i magistrati della procura e i carabinieri iniziarono verifiche e approfondimenti investigativi. Le aree rurali, ha confermato il pubblico ministero, erano sotto il controllo dei Pisano e qualora non ci fosse stato il loro assenso le ritorsioni non sarebbero mancate, compresi gli incendi di terreni e della paglia. La condanna è stata chiesta per entrambi. In abbreviato, davanti al gup Miriam D’Amore, la richiesta è stata di venti anni di reclusione per Orazio Pisano e di dodici anni e un mese per il figlio Giuseppe Pisano. Nella requisitoria, l’accusa è ritornata sulla dinamica del tentato omicidio e su quelle che sono ritenute falle nella versione resa dagli imputati, che invece negano un loro coinvolgimento. Le intercettazioni iniziarono da subito, pure all’ospedale “Sant’Elia” di Caltanissetta, dove venne ricoverato Palmieri. Fu lui a spiegare agli investigatori che ad agire sarebbero stati i Pisano. Giuseppe Pisano venne riconosciuto principalmente per la struttura fisica. Sparò con il volto coperto da un passamontagna. Undici anni e cinque mesi di reclusione sono stati indicati per Giuseppe Vaccaro, ritenuto direttamente legato ai Pisano. Ci sarebbe stato lui alla guida della vettura sulla quale arrivò Giuseppe Pisano per poi fare fuoco contro Palmieri. Sei anni e sei mesi è la pena per Pericle Ignazio Pisano. Quattro anni e sei mesi, infine, nei confronti di Emanuele Pisano, fratello di Orazio Pisano. Avrebbe saputo del sistema imposto in quelle zone ma al contempo fu vittima di ritorsione da parte del fratello, con l’incendio del suo caseificio. Oltre che imputato, Emanuele Pisano è parte civile, con il legale Giovanni Lomonaco. In rappresentanza di Palmieri, ha concluso l’avvocato Vittorio Giardino. Il ferito ha scelto di costituirsi parte civile. Nell’intervento sono state nuovamente richiamate incongruenze nella linea difensiva. Gli spostamenti di quelle ore, alcuni vuoti di ricostruzione e una perizia di parte, sono stati sottoposti a disamina dal legale che ha ribadito come sia emersa la responsabilità dei coinvolti.

Il pm Furnari ha concluso per il rinvio a giudizio di altri due imputati, Fabio Russello e Vincenzo Alberto Alabiso, ai quali vengono addebitati solo episodi di furto in quello che fu il cantiere della Turco Costruzioni. Il difensore, l’avvocato Nicoletta Cauchi, ha escluso una riconducibilità ai due. In aula, si tornerà la prossima settimana. Gli imputati sono difesi dai legali Giacomo Ventura, Carmelo Tuccio, Cristina Alfieri e Boris Pastorello.

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