Gela. Se ne parla ormai da anni e anche la procura ha più volte chiesto un vero sistema di videosorveglianza che copra il territorio, facendo da supporto alle attività di indagine, soprattutto quando si tratta di fatti di violenza, dalle risse agli incendi. Non a caso, la vicenda della stazione di servizio “Gb oil” è stata quasi del tutto ricostruita attraverso le immagini dei sistemi di videosorveglianza privata. L’amministrazione comunale, dopo il tentativo della giunta Messinese, ci riprova. L’allora progetto da circa 5 milioni di euro, presentato dall’ex giunta, non entrò in graduatoria per i finanziamenti ministeriali. Il sindaco Lucio Greco, con l’assenso degli assessori, ha autorizzato una nuova richiesta di finanziamento, questa volta per un progetto, dal valore di poco inferiore ad un milione di euro (998 mila euro). L’istanza di ammissione al finanziamento è stata indirizzata al Ministero dell’interno, che ha definito un fondo da 17 milioni di euro, per quei Comuni che intendono realizzare sistemi di videosorveglianza. Nel progetto che si cercherà di far finanziare, sono previsti almeno cinquanta punti di ripresa, sparsi in aree della città considerate a forte rischio e da concordare con le forze dell’ordine. La progettazione non esclude che successivamente si possano integrare ulteriori punti di ripresa. Palazzo di Città userà 49 mila euro, di fondi propri, mentre il resto dovrebbe arrivare dal ministero.
La “città videosorvegliata” indicata in diversi cartelli stradali non esiste ormai da anni, sempre che sia mai esistita e i fatti degli ultimi tempi confermano le difficoltà nel tentare di monitorare tante aree del perimetro urbano. Se il progetto venisse finanziato, la manutenzione sarà assicurata in house, direttamente dalla municipalizzata Ghelas.