Gela. I fondi destinati ai due progetti, presentati dall’amministrazione comunale, ammontano a trenta milioni di euro. Per il programma “Qualità dell’abitare”, intorno al quale sono già partiti tutti gli approfondimenti tecnici in municipio, è arrivata la firma del decreto, apposta dal ministro delle infrastrutture Enrico Giovannini. Sono otto (su ventitré ritenuti ammissibili) i progetti di rigenerazione urbana e di edilizia residenziale pubblica presentati dalla Regione e da Comuni e città metropolitane siciliani finanziati con fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e da residui 2019 e 2020, per attuare il Programma nazionale per la qualità dell’abitare. I progetti presentati dall’amministrazione comunale toccano quadranti urbani della città, destinati ad una vasta opera di riqualificazione. Un primo progetto si estende su aree che da Settefarine passano per il mercato ortofrutticolo di Giardinelli, lo stadio “Presti” e l’ex scalo ferroviario (che è un importante sito archeologico e dovrebbe essere destinato a diventare un centro culturale). Il secondo punta alla riqualificazione di una vasta zona, sul lungomare Federico II di Svevia. Dall’Orto Pasqualello fino a via Vasile, spingendosi all’Orto Fontanelle, ai magazzini in passato usati dai pescatori e a strutture che sono state a disposizione di ordini ecclesiastici. Si prevede, tra le altre opere, un museo di arte contemporanea da realizzare in questo quadrante.
In municipio, il tavolo avviato, al quale prendono parte l’assessore Terenziano Di Stefano (che ha puntato sul programma di “Qualità dell’abitare”), i componenti delle commissioni sviluppo economico e urbanistica, i tecnici, e anche rappresentanti istituzionali, come il senatore Pietro Lorefice, sta già valutando la linea da seguire per la progettazione, che va chiusa nell’arco di circa 240 giorni. Il sindaco Lucio Greco e la giunta hanno sostenuto l’iniziativa sui due progetti, che ora diventano fondamentali, soprattutto per la consistenza dei fondi autorizzati e per i lavori che possono aprire una lunga fase occupazionale.