Morì in fabbrica, tubi collocati senza regole: novità sul caso Romano

 
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Gela. La catasta dalla quale si staccò il tubo che travolse l’operaio trentenne della Cosmi Sud Francesco Romano sarebbe stata collocata nell’area della radice pontile della raffineria Eni in violazione delle norme di prevenzione. Una conclusione che emerge dalla relazione prodotta dal consulente Andrea Rotella, nominato dal giudice delle indagini preliminari Veronica Vaccaro, appena depositata dall’esperto.

E’ stato proprio il tecnico ad effettuare i rilievi nell’area della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore che, nel novembre di due anni fa, divenne terribile palcoscenico del mortale incidente. Allo stato attuale, per la morte dell’operaio sono sotto indagine i responsabili di raffineria, della stessa Cosmi Sud oltre a quelli dell’azienda Sertec, incaricati di vigilare sul rispetto delle norme di sicurezza tra gli impianti della fabbrica.
Le conclusioni presentate dal dottor Rotella, inoltre, chiamerebbero in causa altri possibili responsabili, soprattutto sul fronte del collocamento della catasta di tubi avvenuta, comunque, già diversi anni prima rispetto al tragico incidente subito da Francesco Romano. Intanto, la prossima udienza del procedimento è stata fissata per il 29 aprile.
Le indagini sono condotte dal pubblico ministero Elisa Calanducci: i familiari del giovane operaio hanno scelto di costituirsi parte civile con gli avvocati Salvo Macrì, Filippo Spina ed Emanuele Maganuco.

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