Gela. “Non c’era nessun piano per estorcere denaro”. Lo hanno ribadito, davanti ai giudici del tribunale del riesame di Caltanissetta, i difensori di Marian Iacob e Marius Harmati, i due romeni arrestati a luglio con l’accusa di aver imposto il pagamento di denaro ad un imprenditore locale impegnato nel settore dell’autotrasporto.
La difesa ha escluso l’esistenza di un piano per estorcere denaro. Gli avvocati Maurizio Scicolone e Arturo Carrabino hanno sostenuto le ragioni dei loro assistiti, chiedendo una modifica della misura della custodia cautelare in carcere. Dopo gli arresti effettuati dagli agenti di polizia del commissariato, gli indagati si trovano attualmente detenuti nel carcere di Balate. Stando agli investigatori, avrebbero preso di mira l’imprenditore chiedendogli denaro. Se non avesse dato seguito alle loro richieste, in base a quanto emerso dall’inchiesta, avrebbero potuto mettere in atto un vero e proprio piano di morte. I difensori, però, hanno sottolineato come i rapporti tra i due indagati riguardassero esclusivamente la sfera lavorativa. Si tratta di due braccianti agricoli impegnati nelle campagne locali. Harmati ha sempre ribadito di aver solo accompagnato Iacob, a bordo della propria auto, ad un appuntamento fissato nei pressi della villa comunale Garibaldi. In base alla ricostruzione difensiva, inoltre, nel rapporto stilato dagli agenti di polizia non si farebbe riferimento a colloqui telefonici tra i due indagati incentrati su presunti piani estorsivi. I giudici del riesame nisseni si sono riservati prima di decidere sull’eventuale modifica della misura cautelare. Nelle scorse settimane, inoltre, gli approfondimenti investigativi ancora condotti dai magistrati della procura e dai poliziotti non avrebbero trascurato neanche la pista che potrebbe condurre al coinvolgimento di un familiare dell’imprenditore al centro delle presunte richieste di denaro.