La città davanti al Cristo in croce, fede e profondo sentimento nel venerdì santo
In una predica distribuita su un semplice foglio stampato, il vescovo sceglie di non fare alcun riferimento diretto al ciclone giudiziario che ha recentemente investito la diocesi. Nessuna difesa, nessuna giustificazione: solo un invito alla riflessione

Gela. Di tutta la settimana Santa è soprattutto il venerdì il giorno più sentito, il vero e proprio fulcro della tradizione popolare. Centinaia di fedeli stamattina in piazza Umberto hanno atteso l’uscita del Cristo per accompagnarlo nel viaggio che lo ha condotto alla crocifissione in piazza Calvario.Le processioni del triduo pasquale da sempre sono molto coinvolgenti e significative per la maggior parte della cittadinanza. Sono un’occasione vera per riflettere sul mistero pasquale. Non solo folklore o devozione, ma memoria tangibile, rappresentata, ripresentata e attualizzata, della sofferenza del Cristo. In una predica distribuita su un semplice foglio stampato, il vescovo sceglie di non fare alcun riferimento diretto al ciclone giudiziario che ha recentemente investito la diocesi. Nessuna difesa, nessuna giustificazione: solo un invito alla riflessione profonda. "Abbiamo perso il rapporto con l’altro perché pensiamo ai sospetti", scrive, mettendo in luce una società ferita dalla diffidenza e dall’egoismo. Un disorientamento che, prima di essere sociale o istituzionale, è spirituale. La perdita della stima, del rispetto e della gentilezza — valori che non si devono solo a Dio, ma anche al prossimo — ha creato distanze e solitudini. In questo contesto, Don Cultraro indica la croce di Gesù come strada da riscoprire: segno di umiltà, luogo dove riconoscere i propri errori, punto di ripartenza. "Dio continua a volerci bene malgrado le nostre chiusure e manchevolezze", si legge nel testo, che propone una via chiara: tornare all’amore come fondamento di tutto. I marinai, secondo l’usanza gelese, trasporteranno il Cristo deposto dalla croce dentro l’urna, in processione in spalla fino alla Chiesa Madre, senza mai poggiarlo a terra.