“Il nuovo padrone? La Tekra”: Giudice s’infuria e l’azienda aderisce all’antiracket

 
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Gela. Una differenziata che non vuol saperne di decollare, nuovi punti di raccolta trasformati in immondezzai a cielo aperto, manodopera d’ausilio pagata pochi euro al mese, dubbi sull’informativa antimafia

che hanno messo in difficoltà anche i primi cittadini di altri comuni dove la società Tekra svolge il proprio servizio. E’ proprio una fase critica per il futuro dell’azienda campana in città.
“E’ mai possibile – si chiede il segretario provinciale della Cgil Ignazio Giudice – che la Tekra sia autorizzata ad agire come un vero e proprio padrone del territorio? Prima l’Eni, adesso la Tekra. Tutto questo puzza e non poco. Dove sono i controlli? Dov’è il sindaco che dovrebbe far rispettare il capitolato d’appalto?”.
L’appalto per la gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti ritorna alla ribalta. “La politica e la burocrazia comunale – continua Giudice – devono intervenire prima degli organi ispettivi ed inquirenti e non delegare. Si faccia chiarezza e si sciolgano i nodi che invece di diminuire aumentano”.
Mentre monta la polemica, rafforzata dall’utilizzo di personale di controllo ai nuovi punti di raccolta pagato poco più di duecento euro al mese, gli imprenditori che gestiscono il gruppo Tekra hanno scelto, comunicandolo ufficialmente attraverso la pagina facebook della società, di aderire all’associazione antiracket Gaetano Giordano.
Un passo, forse, fin troppo ardito davanti ai dubbi emersi intorno alla documentazione antimafia rilasciata all’azienda. “Si tratta di una nota di informazione della prefettura di Napoli, non ostativa – spiega l’amministratore della società Alessio Balestrieri – allegata al nulla osta antimafia rilasciatoci dalla prefettura di Salerno”. Insomma, l’appalto semestrale da quasi sei milioni di euro assegnato al gruppo campano apre nuovi varchi alla discussione.

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