Il mondo saluta "il Papa della svolta"
È stato un padre dell’abbraccio, capace di parlare al cuore dell’umanità. Resterà nella storia come simbolo di tenerezza e cambiamento.

Gela. Quella di ieri è una Pasquetta che resterà impressa nella memoria del mondo intero. Alle 7:45 è giunta la notizia della morte di Papa Francesco. Il primo Papa sudamericano, il primo gesuita sul trono di Pietro, il primo a scegliere il nome di Francesco, in omaggio al poverello di Assisi. Un uomo che ha segnato la storia non solo della Chiesa cattolica, ma dell’umanità intera. Il suo pontificato, iniziato il 13 marzo 2013, è stato un inno alla semplicità, all’accoglienza e alla misericordia. È stato anche il primo Pontefice a chiedere, nel giorno stesso della sua elezione, che fosse il popolo a pregare per lui. E lo ha fatto inginocchiandosi, in un silenzio carico di emozione e significato. Un gesto che ha parlato più di mille parole: un Papa che si mette all’altezza del suo popolo, non sopra. Francesco ha saputo scuotere le fondamenta di una Chiesa spesso arroccata su se stessa, riportando al cuore del Vangelo i poveri, gli emarginati, gli ultimi. Non ha avuto paura di alzare la voce contro le ingiustizie, né di aprire le porte della Chiesa a chi per troppo tempo era rimasto fuori: migranti, divorziati, omosessuali. “Chi sono io per giudicare?”, disse nel 2013, lasciando il mondo senza parole.
Abbiamo chiesto ai cittadini cosa abbia rappresentato per loro Papa Francesco, e le risposte sono state cariche di emozione e gratitudine. Tanti si dicono tristi, colpiti dalla figura di un uomo che ha saputo parlare al cuore di credenti e non, superando i confini della fede per diventare un simbolo universale di umanità, umiltà e vicinanza.
In molti lo hanno visto come un Papa diverso, capace di rinnovare la Chiesa con parole semplici e gesti profondi. È stato chiamato “il Papa della svolta” proprio per il modo in cui ha saputo abbattere muri, costruendo ponti e riportando al centro il Vangelo della misericordia.
Anche persone di altre religioni ne riconoscono l’impatto storico e spirituale. Francesco ha saputo avvicinare milioni di persone alla Chiesa, riaccendendo la speranza e il senso di comunità. La sua eredità è immensa, fatta di dialogo, inclusione e coraggio.
Impossibile dimenticare l’immagine iconica del27 marzo 2020, durante la pandemia di Covid-19: solo, sotto la pioggia, in una Piazza San Pietro deserta, a pregare per il mondo intero. Un gesto che resterà nella storia come simbolo di speranza e di fede in uno dei momenti più bui del nostro tempo.
Con la morte di Papa Francesco, si apre una nuova fase per la Chiesa cattolica. Nelle prossime settimane i cardinali si riuniranno in Conclave per eleggere il suo successore, chiamato a raccogliere un’eredità profonda e impegnativa. Il nuovo Papa dovrà affrontare sfide decisive, dal dialogo con la modernità alla lotta per la giustizia sociale, ma soprattutto scegliere se proseguire il cammino di apertura e misericordia tracciato da Francesco. Ora i fedeli guardano al futuro con una speranza: che il prossimo Pontefice possa camminare sulle orme di Francesco e di Giovanni Paolo II, continuando il cammino di amore e apertura iniziato da questi due giganti della fede.Il futuro della Chiesa nasce ora da questa scelta.