Fideiussione, acconti e un possibile danno ambientale, i pm chiedono l’archiviazione sul caso Agroverde: le associazioni si oppongono

 
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L'inaugurazione ufficiale dei cantieri mai partiti

Gela. I pm della procura, ad inizio gennaio, hanno chiesto l’archiviazione dell’indagine, attualmente contro ignoti, scattata sul caso del polo agrofotovoltaico voluto dalla cooperativa Agroverde. La richiesta dei pm. Il progetto, nonostante l’avvio in pompa magna dei cantieri inaugurati dal presidente della Regione Rosario Crocetta, è al palo da quasi quattro anni. Non si sa più nulla di investitori, cantieri e presunti sbocchi occupazionali che il maxi polo avrebbe dovuto garantire. Nell’aprile di tre anni fa, le associazioni Aria Nuova e Amici della Terra, presiedute da Saverio Di Blasi ed Emanuele Amato, depositarono un dettagliato esposto, informando della vicenda anche i militari della guardia di finanza. Per i magistrati della procura, però, si tratterebbe di “vicende datate la cui ricostruzione oggi, anche in termini fattuali, appare particolarmente fumosa”. Nella richiesta di archiviazione, si precisa che “non sono emersi elementi utili per l’identificazione degli autori del reato che, allo stato, appare peraltro incerto nella sua qualificazione e collocazione fattuale”.

L’acconto e la fideiussione. All’archiviazione, però, si sono opposti i responsabili delle due associazioni, insieme ai loro legali, gli avvocati Joseph Donegani e Salvo Macrì. In base a quanto emerge dall’atto di opposizione, nel corso dell’indagine non sarebbero stati verificati diversi aspetti. L’attenzione di ambientalisti e legali si concentra soprattutto sul decreto dirigenziale, firmato dai funzionari del Comune, che imponeva il pagamento di una somma pari all’ottanta percento dell’indennità di esproprio in favore dei proprietari che, intanto, avevano perso i loro terreni tra le contrade Cappellania, Tenuta Bruca e Sant’Antonio. Quelle somme, stando all’opposizione, andavano subito versate agli ex proprietari che avessero accettato. Tutto ciò non sarebbe accaduto né sarebbe stato imposto dai funzionari del Comune alla cooperativa Agroverde, nonostante lo stesso decreto dirigenziale indicasse, come condizione imprescindibile per l’avvio dei lavori, proprio il pagamento dell’acconto agli espropriati. Non ci sarebbe stato neanche il trasferimento, alla Cassa Depositi e Prestiti, delle somme destinate agli acconti e non accettate dagli ex proprietari. Tra i grossi punti interrogativi messi in luce nell’atto di opposizione, comunque, c’è anche quello legato alla polizza fideiussoria che avrebbe dovuto garantire l’ente comunale rispetto all’ipotesi del fallimento dell’intero progetto. In questo caso, in base a quanto formulato nell’opposizione, sarebbe stata violata la convenzione stipulata tra Agroverde ed ente comunale. Il Comune, fino ad oggi, non avrebbe mai avuto la possibilità di incassare quei soldi, destinati a soddisfare le richieste degli espropriati. Il possibile danno finanziario per le casse dell’ente sarebbe enorme. Non vengono trascurati neanche gli aspetti legati alle ricadute ambientali sull’area, dopo l’inizio dei primi lavori di sbancamento. L’intera fascia, originariamente interessata dai cantieri, sarebbe stata irrimediabilmente compromessa da un punto di vista geomorfologico. Nell’opposizione, si chiede che i pm allarghino l’indagine, convocando i funzionari del Comune che, negli anni, hanno seguito l’iter procedimentale e gli ex proprietari dei terreni, oltre ai vertici della cooperativa Agroverde. Gli esponenti di Aria Nuova e Amici della Terra, comunque, hanno già avviato la procedura di avocazione, per chiedere che l’indagine possa essere trasferita ai magistrati della procura di Caltanissetta.  

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